Favorire la ripresa delle attività delle aziende apistiche funestate dalle alluvioni che hanno colpito l’Abruzzo nel 2023, consentendo il ristoro della produzione danneggiata o distrutta dagli eventi calamitosi; valorizzare un comparto agricolo sempre più importante e strategico per il territorio, in un’ottica di tutela dell’ambiente e della biodiversità.
Sono questi gli obiettivi del bando pubblicato in data odierna (6 dicembre) rivolto ad apicoltori singoli o associati che esercitino attività di apicoltura e che abbiano sede legale in Abruzzo, come da Banca Dati Apistica (BDA). La dotazione finanziaria ammonta a 750 mila euro, deliberati dall’assise regionale con legge regionale 46/2023. Il sostegno, erogato sotto forma di contributo forfettario, è calcolato in base al numero di alveari, compresi nuclei e sciami, dichiarati dalle aziende apistiche nella domanda presentata e successivamente verificati nel corso dell’apposita istruttoria. Per ciascun alveare, nucleo o sciame confermato, è previsto un ristoro di 25 euro, valore determinato considerando i maggiori costi sostenuti nel corso del 2023 e la conseguente riduzione dei ricavi per gli apicoltori a causa degli eventi calamitosi. L’importo massimo concedibile a ciascuna impresa apistica ammonta a 25 mila euro in base al regime de minimis.
“Il bando – spiega il vice presidente della Regione Abruzzo con delega all’Agricoltura, Emanuele Imprudente – fornirà un primo ristoro alle aziende della regione per far fronte alle criticità che il settore sta affrontando, principalmente dovute al cambiamento climatico che incide fortemente sulla produzione. L’intervento – continua il vice presidente – mira a supportare gli apicoltori nella loro attività mediante un sostegno economico a copertura dei maggiori costi e minori guadagni causati da siccità e maltempo”.
Il termine di presentazione delle domande è fissato al 16 dicembre 2023. Potranno beneficiare dei contributi gli apicoltori singoli o associati che hanno la loro sede legale e operativa nella Regione Abruzzo e che sono registrati nella banca dati nazionale apistica (BDA) come attività “Produzione per la commercializzazione/Apicoltore Professionista”. Inoltre, devono possedere una partita IVA con un codice ATECO che si riferisce all’attività agricola al momento della presentazione della richiesta di finanziamento ed avere un fascicolo aziendale registrato nel Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN).
“L’impatto negativo del cambiamento climatico – spiega Imprudente – pesa ormai da tempo sulla redditività delle aziende apistiche e si aggiunge ad altre criticità, non solo economiche ma anche ambientali, per l’importanza dell’apicoltura negli ecosistemi”.
Secondo i dati raccolti dall’Assessorato all’Agricoltura, alle criticità economiche si aggiungono quelle ambientali come la perdita di specie produttive di nettare e di capacità nettarifera di alcune cultivar, la riduzione delle superfici agricole con essenze di interesse apistico, l’impatto negativo dei fitofarmaci e l’aumento dei costi di gestione.