Interruzione di pubblico servizio. E’ quello che i residenti di Castelguidone ritengono stia accadendo ormai da dieci giorni in paese a causa di una perdurante crisi idrica che ha lasciato i rubinetti completamente a secco.
Prima una pompa che rifornisce il serbatoio fuori uso; poi la stessa pompa che viene sistemata, ma il serbatoio resta vuoto perché, come al solito, le sorgenti sono in secca; poi spunta l’ipotesi, la sola plausibile, di una rottura importante a carico della rete idrica che fa svuotare il serbatoio; infine la richiesta di una scorta di acqua da deviare a Castelguidone dalla rete idrica di Schiavi di Abruzzo. Sono queste le voci, più o meno ufficiali, fatte circolare dalla Sasi, la ditta lancianese, partecipata dalla Regione Abruzzo, che dovrebbe avere come unico scopo quello di far uscire l’acqua potabile dai rubinetti delle abitazioni, anche a Castelguidone.
Sembra la trama di un film tragicomico, invece è la realtà che si registra a Castelguidone da dieci giorni. La commissario prefettizio Maria Giovanna Maturo sta facendo il possibile per tentare di risolvere la questione, ma evidentemente contro la Sasi neanche un commissario prefettizio riesce a spuntarla. L’unico canale che sembra funzionare è quello politico, attivato nei giorni scorsi grazie all’intervento del consigliere regionale dei 5 Stelle, Pietro Smargiassi. L’esponente pentastellato, che aveva già chiesto conto della perdurante crisi idrica alla maggioranza in Regione, ha preso il telefono e scomodato addirittura il Prefetto di Chieti al fine di ottenere l’invio in paese di autobotti per il rifornimento momentaneo delle famiglie. Autobotti che arrivano, a singhiozzo, con modeste capacità di stoccaggio, quando la situazione a Castelguidone è davvero emergenziale atteso che si tratta del decimo giorno senza acqua corrente e probabilmente il “caso” andrebbe preso in carico dalla Protezione civile regionale.
Esasperati i residenti, molti anziani, ma anche famiglie con bambini: «Non è possibile andare avanti in queste condizioni, senza un filo d’acqua da ormai dieci giorni. Non siamo in Africa, ma in Italia, perché anche Castelguidone è in Italia fino a prova contraria. Possibile che la Regione Abruzzo non si accorga della nostra emergenza dopo dieci giorni di crisi idrica? Cosa aspettano a far intervenire la Protezione civile regionale? Siamo stanchi, la pazienza è finita, non ci resta che andare in Procura e denunciare quella che è a tutti gli effetti una interruzione di pubblico servizio».
Francesco Bottone