• Editoriale
  • Dializzati, don Francesco Martino: “Noi cittadini di serie C”

    Giovedì scorso, nell’Udienza del Santo Padre al Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Papa Francesco affermava: “Compito del giornalismo, oserei dire la sua vocazione, è dunque – attraverso l’attenzione, la cura per la ricerca della verità – far crescere la dimensione sociale dell’uomo, favorire la costruzione di una vera cittadinanza”.

    In ragione di questa esortazione, oggi, da malato dializzato, sento urgente e necessario il compito di dover raccontare con verità un piccolo episodio capitatomi ieri pomeriggio, lunedì 26 settembre, che dovrebbe far comprendere la condizione difficile e di disagio che i miei compagni di avventura vivono quotidianamente nel dover dializzare in Alto Molise, perché altrove non vi è attenzione vera a questa realtà di periferia, non rendendosi conto che così si calpesta la dignità umana. Mentre non posso che essere contento per quello che concerne la sala operatoria di Isernia che due infermieri da Agnone la garantiranno in questa settimana, sarei rimasto ugualmente contento se con pari dedizione ci fosse stato l’impegno per garantire i servizi operatori ad Agnone e gli altri servizi carenti con l’aiuto del Presidio di Isernia, per semplificare la vita ai pazienti e soprattutto ai cittadini, oppure che con pari sollecitudine ci si adoperasse per risolvere i problemi dei malati miei colleghi di dialisi dell’Alto Molise, più disagiati di altri, ma questo non avviene. Dovete sapere che, per scelta economica di contenimento dei costi, da sempre in Alto Molise sono stati gli autisti del presidio ospedaliero, per un accordo tra essi, Direzione Sanitaria e Distretto, ad effettuare il trasporto dei dializzati.

    Ciò consentiva di non erogare i rimborsi stabiliti oppure di fare convenzioni esterne con associazioni private per il loro trasporto. Il sottoscritto, ad esempio, ha deciso di non avvalersi di alcun servizio né di chiedere alcun rimborso, essendo parte di questa azienda e sapendo che non è giusto approfittare di risorse pubbliche inutilmente, data anche la nostra situazione rischiosa del Sistema Sanitario Nazionale. Purtroppo, a causa di trasferimenti dati con leggerezza, pensionamenti, infortuni capitati il contingente degli autisti si è ridotto pericolosamente, e non è più possibile effettuare tale servizio con efficienza. Tale situazione si è ripercossa sui miei colleghi di malattia: si tratta di persone anziane, con grave disabilità. Non vi dico l’agitazione che si è creata in loro per cercare un mezzo alternativo per essere presenti presso il centro dialisi, l’agitazione dei loro familiari e parenti, il loro disorientamento, le difficoltà incontrate hanno finito per prostrarli moralmente ancora di più e non vi racconto il clima della seduta di ieri pomeriggio.

    Ma il dolore è stato più grande quando una signora, che abita agli estremi confini del nostro distretto sanitario, ha chiesto di parlare con la Direzione Sanitaria: il personale ha chiamato, ma il dirigente, pur presente in servizio ha ritenuto non opportuno recarsi presso il centro Dialisi per parlare direttamente con la signora, invalida in carrozzella, in quanto era impegnato nel suo ufficio per fare cose più importanti. Il tutto comunicando al personale di riferire che era compito del Distretto e che comunque un autista sarebbe arrivato sul tardi. Invano la paziente ha chiesto di voler colloquiare con il responsabile.

    Al termine della seduta, potete immaginare lo stato d’animo della signora: accompagnata in portineria e parcheggiata lì ad aspettare sulla carrozzella, senza che il dirigente si sia degnato almeno di ascoltarla. Ero lì presente: lei ha chiamato i Carabinieri, chiedendo di essere accompagnata, ovviamente negativamente. Ho visto lo sconforto: se non avessi dializzato, avrei preso la mia macchina e l’avrei accompagnata personalmente. Adesso però da malato insieme ad altri malati, avendo a mente l’esortazione del Papa, semplicemente do voce al fatto e chiedo di risolvere una volta per tutte questo problema per i miei compagni malati di dialisi dell’Alto Molise, perché la loro tranquillità e serenità è importante per mantenerli in vita il più a lungo possibile, e sono triste perché un disabile non ha avuto il diritto di colloquiare con il dirigente responsabile perché c’era altro da fare. Come siamo caduti in basso anche in umanità!

     

    Don Francesco Martino (malato in dialisi)

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