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  • Filippo Salzano, lo chef agnonese che prende Londra per la gola 

     

    Che avesse l’arte della cucina nel sangue, lo si era capito già in tenerissima età. Ai classici giochi che tutti i bambini fanno, lui preferisce pentole, tegami e mestoli. Una passione coltivata in adolescenza all’istituto alberghiero di Villa Santa Maria, che non a caso ha sfornato chef in tutto il mondo. Proprio dal vicino Abruzzo parte l’avventura professionale di Filippo Salzano, agnonese di 25 anni che a colpi di pietanze sta prendendo letteralmente per la gola i londinesi.

    Predilige i primi piatti e la dieta mediterranea, ma come racconta a l’Eco un “vero chef deve saper fare tutto, dalla a alla z”. Oggi lavora in uno degli hotel – ristoranti più in della capitale inglese il “The Wellesley”, un cinque stelle nel cuore di Knightsbridge dove è facile trovare parcheggiate limousine e rolls royce. Ma quanta gavetta prima di arrivare così in alto.

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    Tanta, tantissima – ci dice sorridendo Filippo – si inizia con il pulire patate e prendere ordini da chi ne sa più di te. Nelle cucine esiste una sorta di nonnismo. Se vuoi crescere va rispettato. Funziona così. Dieci, quattordici ore di lavoro al giorno, ti dimentichi tutto: dalla fidanzata, ai genitori, dagli amici, ad una passeggiata. L’anno scorso dopo sette anni – sottolinea – sono riuscito a festeggiare il Natale con i miei genitori. Avete capito bene, mentre gli altri si divertono, tu lavori. Prima di arrivare ad essere uno chef devi sacrificare la tua vita privata alla cucina”. Cosa che Filippo ha iniziato a fare da 19 anni.

    A Città Sant’Angelo e Guardiagrele le prime esperienze di una carriera che sta bruciando le tappe. Seguono esperienze a Courmayeur in una villa del ‘900, al ‘Billionaire’ di Briatore a Porto Cervo, in Svizzera nel cantone tedesco, al Cipriani di Venezia. Palestre dove farsi le ossa e scaldare i muscoli prima del grande salto oltremanica. Che arriva puntuale. Catena Cipriani, dove spesso è facile incontrare vip e tanti apprezzamenti per il lavoro svolto quotidianamente.

    Puoi arrivare a guadagnare anche 4-5mila euro al mese, ma la soddisfazione più bella è quando il cliente ti manda a chiamare per congratularsi delle pietanze portate in tavola” ammette Salzano. Del boom televisivo con i tanti programmi che esaltano le doti lavorative di chi vive tra i fornelli, dice: “Non si vive lo stress a cui si è sottoposti realmente”. Intanto guarda con attenzione Antonio Cannavacciulo, chef partenopeo, patron del ristorante hotel Villa Crispi, che dell’umiltà ha fatto la sua arma  vincente. “In questo lavoro se non si è umili non si va  da nessuna parte – rimarca Filippo –. Tra i giovani che si avvicinano alla professione, noto con dispiacere la mancanza di questa virtù, che abbinata al sacrificio ti consente di fare il salto di qualità”.

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    Il suo faro-guida resta Giovanni Spaventa, noto chef villese apprezzato da personaggi dello spessore di Ronald Reagan, Sandro Pertini, Francois Mitterand, George Bush, morto nel 2013. “Mi ha insegnato i segreti di questa professione”. Il sogno nel cassetto è quello di aprire in Italia una società di banqueting che organizza grandi eventi di natura culinaria. Nel frattempo lavora ad un progetto che di qui a poco potrebbe far atterrare nella capitale inglese i prodotti tipici molisani e abruzzesi. Ed ancora a l’Eco ha promesso da gennaio una speciale rubrica con ricetta e vini del mese. I tanti lettori buongustai  non vedono l’ora.  E allora in bocca al lupo e ad maiora.

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