«Il Molise è pericolosamente esposto ad infiltrazioni mafiose e noi l’allarme lo abbiamo lanciato da anni, sempre inascoltati. Non è più quell’isola felice che si crede, per questi motivi è necessario aderire all’associazione Libera, contro le mafie, anche qui in Molise».
Così don Alberto Conti, direttore diocesano della Caritas di Trivento, introducendo, nel pomeriggio di ieri presso la sede operativa Caritas, l’intervento di don Luigi Ciotti. Il sacerdote in prima linea contro le dipendenze e la criminalità organizzata, scortato dalla Digos della Questura di Chieti, ha raggiunto la chiesa di San Casto, insieme a Simona Perilli, componente dell’ufficio di presidenza di Libera, per raccogliere adesioni alla «associazione di associazioni» che combatte le mafie e il «pensiero mafioso».
Presenti i Prefetti di Isernia e Campobasso, il Questore di Isernia, il vescovo di Trivento, scuole, associazioni sociali e di volontariato, qualche sindaco e amministratore locale e semplici cittadini.
E don Ciotti, prendendo la parola, ha ripercorso la storia della nascita del Gruppo Abele prima e di Libera poi, toccando le fasi salienti delle pagine insanguinate di cronaca delle stragi di mafia. «Proprio quella violenza, quelle morti di magistrati, di agenti della scorta, di persone impegnate, ci hanno dato nuova forza e nuovi stimoli a fare di più. – ha spiegato, con voce forte e decisa, il sacerdote – In Italia abbiamo troppi professionisti della lamentela, quelli che si girano dall’altra parte, che pensano “ok, non è un mio problema, se ne occuperanno altri”. Questa neutralità di fronte ai soprusi e alla violenza, alla stessa negazione dei diritti fondamentali, è indice di indifferenza, il terreno ideale per la propagazione della mafia».
«E la differenza la fa proprio l’indifferenza. Siamo qui, questa sera, insieme a don Alberto Conti, per dire basta all’indifferenza e alla neutralità. Non esistono territori al sicuro dalle infiltrazioni mafiose, statene certi. Perché la mafia forse oggi non spara più, non mette più le bombe, ma è più forte e presente di prima, arriva ovunque ci sia da fare affari e soldi: energie rinnovabili, ecomafia, mafia dei pascoli. Ecco allora che diviene necessario l’impegno di tutti, del singolo cittadino, che non può più girarsi dall’altra parte pensando che altri se ne occuperanno. Impegnarsi ogni giorno nella dimensione etica, cioè per il bene comune, ciascuno nel proprio ambito, facendo sempre e comunque il proprio dovere».
«La nostra è una lotta di legalità, sicuramente, ma soprattutto di civiltà. – ha ribadito con decisione don Luigi Ciotti – La legalità è solo un mezzo, uno strumento, perché l’obiettivo è la giustizia, il godimento dei diritti civili, quello ad un lavoro dignitoso, ad una casa, ad una scuola, in una parola la giustizia sociale. Lavoro, scuole, sanità, diritti che stanno scomparendo soprattutto nelle zone interne, come quelle della vostra diocesi».
«L’erba cattiva non va tagliata solo in superficie, – ha aggiunto don Ciotti – perché altrimenti rinasce continuamente e anzi si moltiplica; va invece estirpata alla radice, e così dobbiamo fare contro le mafie, contro il pensiero mafioso. E questo lo si fa con la cultura e l’educazione, nelle scuole, lì dove si formano i cittadini responsabili di domani, nelle università.
Ecco, Libera vuole essere anche questo, una comunità educante che formi alla responsabilità civile del singolo. Servono cittadini responsabili, che non si girino più dall’altra parte, e noi di Libera siamo qui per dire che le cose cambieranno solo con il nostro impegno, quello di tutti, quello del singolo, ogni giorno».
Al termine dell’incontro sono state raccolte le prime adesioni alla associazione Libera. La Caritas diocesana è a disposizione di chiunque voglia iscriversi.
Francesco Bottone