AGNONE – Una Linda Marcovecchio che non ti aspetti, pronta alla battaglia e a manifestazioni di protesta eclatanti, che «tira fuori le palle» titolerebbe “Libero”. «Scelte politiche, lontane e recenti, stanno impoverendo di giorno in giorno il Molise, debole e incapace a svolgere una negoziazione con il Governo per rivendicare il diritto alla sopravvivenza, anche e soprattutto attraverso il mantenimento di un nosocomio, come il “San Francesco Caracciolo” che, a detta dei vari esperti che si sono interessati all’argomento in questi anni, è stato un esempio virtuoso di gestione finanziaria, non meritevole di cadere sotto la mannaia delle restrizioni che ne hanno modificato i connotati». Linda Marcovecchio, vicesindaco di Agnone, solitamente abbottonata e compìta, lancia queste sue accuse nel dibattito circa le sorti dell’ospedale cittadino. L’accusa, tra le righe, è alla Regione Molise, governata dai suoi amici di partito, «incapace – appunto – di negoziazione con il Governo». Fuoco amico, dunque, su Toma e il resto del centrodestra, dall’esponente politico di Agnone, che si lancia in una attenta e caustica analisi del momento reale: «E’ doloroso ricordare la struttura fiorente che è stata, – riprende la vicesindaca – dalle qualità così particolari, difficili da far comprendere a chi non ne ha avuto esperienza diretta nelle varie forme in cui si può venir a contatto con la realtà ospedaliera. E’ doloroso constatare quanto il contesto socio-economico agnonese abbia risentito negativamente della perdita dei flussi delle presenze e delle attività legate al presidio sanitario, oggi in agonia terminale. – puntualizza Linda Marcovecchio nella sua analisi – Non ha senso, ora, scontrarci sul profilo delle diverse posizioni politiche perché siamo tutti dentro la nave che affonda. Mi chiedo, senza polemica, se Andrea Greco fosse stato Presidente della Regione, quanto potere in più rispetto al Presidente Toma avrebbe potuto avere per influenzare uno sviluppo diverso dei fatti che ci rattristano, da tempo, di giorno in giorno? Voglio sperare che la sua collocazione politica possa essere per noi una ragione di ottimismo, pur sapendo che è un consigliere espressione elettorale dell’intero Molise che chiede attenzione e rivendica i diritti colpiti. Non è la Regione che potrà cambiare la rotta, ma solo decisioni governative estreme che potranno determinare scelte forti, di rinnovati investimenti, per sostenere la ripresa e per ridarci la speranza di vita che stiamo perdendo. Si stanno tentando altre strade da percorrere. E’ del pomeriggio la notizia e la comunicazione ufficiale, dal Comitato Nazionale Aree Interne, di approvazione del Preliminare di Strategia dell’area Interna Alto Medio Sannio, e siamo attivi per pervenire entro i tempi concessi, alla stipula dell’Accordo di Programma Quadro con i vari ministeri, per fruire, tutti i 33 comuni della SNAI, di diversi milioni di euro di investimenti. Arriveranno, anche con il GAL Alto Molise, finanziamenti per alimentare processi validi per creare nuove forme di occupazione, quali filiere innovative che facciano leva sui valori insiti nel territorio, ma ci vorrà tempo. Un tempo che non risparmierà ulteriori perdite di popolazione e, permettetemi, se rivoluzione dovrà farsi, sarà necessaria una mobilitazione che dovrà porci sotto i riflettori nazionali come mai è successo nella storia di Agnone, che riprenda e vada oltre la contestazione del lungo lenzuolo bianco che ci riporta a vari anni fa. – aggiunge in una insolita veste da battagliera la vicesindaca di Agnone – Restituzione della fascia, delle schede elettorali, saranno solo un inizio che, se non ci vede coesi, tutti, non sortirà i risultati che ormai vediamo sempre più lontani all’orizzonte. E Agnone, esempio invidiato di centro molisano vivo, colto, elegante, attivo, continuerà a perdere lo splendore che impallidisce di giorno in giorno sotto gli occhi di tutti noi, costretti, volenti o no, nel tempo, a fare i conti con tributi, fiscalità, mancanza di certezze e di opportunità che potranno indurci, con giustificato raziocinio, a scegliere di andare altrove, dove i nostri diritti saranno salvaguardati per logiche che non comprendiamo e non accettiamo, ma che prevalgono su tutto».
Francesco Bottone
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