POGGIO SANNITA – Riceviamo da Tiberio La Rocca (a destra nella foto, ndr) e pubblichiamo:
Essendo abbonato all’Eco dell’Alto Molise – Vastese on line, lo leggo sempre e con molta attenzione. Qualche giorno fa ho notato con sorpresa che il Sindaco di Poggio Sannita, Giuseppe Orlando, ha replicato al giornale in merito alla storia delle luminarie, definite – secondo lui – da qualcuno in modo poco elegante. Non avendo fatto alcun nome, non ho ben compreso a chi erano diretti i suoi “strali” e bene avrebbe fatto ad aggiungere qualche riferimento preciso. Premesso che l’art.21 della Costituzione tutela la libera manifestazione del pensiero, che giudicare la bellezza o meno delle luminarie non integra gli estremi di alcuna fattispecie penale, mi sento di esprimere piena solidarietà a chi “ha osato criticare le luminarie tanto care al Sindaco Orlando”. La lettura dell’articolo, mi ha anche confortato circa la bontà della mia continua richiesta di dimissioni del Sindaco. Un primo cittadino che ha a cuore le sorti della sua comunità spende il suo tempo per risolvere i problemi della stessa, si adopera per la sua crescita cercando di ovviare ai gravissimi problemi che la affliggono e che, non hanno trovato ancora alcuna soluzione, anzi, sono peggiorati. Un sindaco non spende il suo tempo per problemi di questo tipo e rifugge da espressioni come quelle usate. Molto probabilmente però, la risposta indignata, nelle intenzioni del primo cittadino aveva soprattutto lo scopo di distogliere l’attenzione dalle vere problematiche. La fine dell’anno è tempo di bilanci e quello della amministrazione da lui capeggiata è assolutamente deficitario. Ho avuto modo di scrivere sull’ultimo numero del Grillo Parlante – uscito ad agosto – che Poggio Sannita è oggi un paese allo stremo; l’amministrazione eletta nell’anno 2015 con una percentuale di voti altissima (87% dei consensi) avrebbe dovuto cambiare il volto del paese e risolvere alcuni dei problemi che lo stesso si trascina avanti da anni. È stato invece un fallimento totale. Il programma che già allora definii “il libro dei sogni” è rimasto sulla carta, e non poteva essere altrimenti, ed oggi, in tanti hanno compreso la dura realtà. Accade spessissimo di incontrare persone che criticano duramente l’attuale amministrazione. Se il Sindaco avesse veramente a cuore le sorti della comunità rassegnerebbe immediatamente le dimissioni. Una notazione: il primo cittadino nell’articolo ha parlato delle ndocce, rifacendosi ad una antica tradizione ed ha fatto bene; peccato però che non ha in alcun modo tutelato durante questi anni tante altre usanze e tradizioni tipiche a partire dal canto di Natale, oramai sulla via del tramonto a meno di sorprese dell’ultima ora, dopo la citazione potrebbe arrivare il ravvedimento operoso. Anche il tentativo di riportare in vita l’antica tradizione del banditore ha avuto poco successo ed in tema di addobbi di Natale, è giusto anche ricordare che l’anno dell’esordio dell’amministrazione vide la comparsa nella piazza centrale dell’albero di Natale forse più goffo della storia. Un palo con le luci che ancora grida vendetta. Il Sindaco ha parlato di risorse scarse, ma forse a scarseggiare è ben altro, ad iniziare dalla buona volontà. Probabilmente, la replica del Sindaco (che chiama a raccolta nella sua crociata contro il “critico seriale” anche i rappresentanti della Chiesa cattolica del luogo ed i precedenti amministratori) aveva anche un altro obiettivo e cioè, quello di tentare in maniera improvvida di scaricare la colpa dei suoi fallimenti su un non meglio identificato “seminatore di zizzania e critico impenitente”. Il tentativo, si è rivelato – purtroppo – per lui, un autentico boomerang: anziché ottenere consensi, ha finito per evidenziare la propria debolezza così come ho avuto modo di apprendere parlando con tanti cittadini di Poggio Sannita, nell’ultimo fine settimana. Un errore, l’ennesimo, che rende ragione della voglia imperante di cambiamento. Un buon Natale a tutti i Caccavonesi, Sindaco compreso ed escluso un assessore.
Tiberio La Rocca