• Editoriale
  • Ponte Sente: meglio affidarsi alle preghiere e all’acqua santa del frate

    L’errore di invio della email da parte di un non meglio precisato staff della presidenza della Provincia di Isernia in realtà è un lapsus assolutamente calzante. Un frate, armato di aspersorio, che benedice con dell’acqua santa; questa l’immagine inviata alla stampa. Ed è esattamente quello che ci vuole per il moribondo ponte Sente: un frate e l’acqua santa, per dare l’estrema unzione ad un’opera dell’intelletto e della scienza ingegneristica che si sta inopinatamente lasciando marcire per via delle solite italiche lungaggini burocratiche.

    La email in questione è stata inviata dalla Provincia di Isernia (a proposito, c’è un giornalista iscritto all’albo, come prevede la legge dello Stato, a capo dell’ufficio stampa dell’ente?) inoltrando un comunicato stampa in merito alla inutile riunione di questa mattina, presso la sede istituzionale, tra il presidente ormai quasi decaduto Alfredo Ricci, l’assessore regionale ai lavori pubblici Marone e una rappresentanza del comitato Articolo 32 Abruzzo e Molise. Subito dopo è arrivata la foto giusta, ma il lapsus resta, ed è davvero calzante appunto.

    Oggetto della riunione le sorti del viadotto “Longo”, quello universalmente noto come ponte Sente, chiuso al traffico per un «imminente rischio crollo» che da cinque anni e qualche mese trancia i collegamenti viari tra due regioni, due territori, due comunità. Un’amputazione sociale, culturale ed economica, prima ancora che viaria.

    L’esito della riunione? Un buco nell’acqua, nemmeno santa questa volta. Siamo ancora alle calende greche, questa è forse l’unica certezza che si riesce ad estrapolare dal comunicato stampa, sia pure ben scritto, che tuttavia non contiene affatto notizie, poco più che un onanistico esercizio di scrittura.

    «La riapertura al traffico del viadotto è prioritaria per quei territori e per l’intera Provincia», ha sottolineato Ricci. E meno male! Verrebbe da rispondere al presidente quasi scaduto. Pensate se non fosse stata prioritaria!

    L’unica notizia, forse, è che la fantomatica convenzione tra Anas e Provincia, benedetta dal Ministero, non è ancora stata firmata né stilata.

    «Il Ministero sta definendo i dettagli della convenzione che la Provincia e ANAS stipuleranno» ha dichiarato l’assessore regionale Marone, che è anche consulente giuridico di tale Matteo Salvini, vicepremier dell’attuale Governo e titolare del Ministero competente, si fa per dire. E ci è partito pure da Campobasso, magari con l’auto blu pagata dai molisani, l’assessore Marone, per venire a dire che siamo ancora fermi alla definizione dei dettagli della convenzione.

    Il ministro Salvini, lo scorso 30 maggio, vigilia delle elezioni regionali in Molise, nel corso di un comizio in piena regola all’imbocco del ponte Sente, spergiurò: «Mi pagate lo stipendio anche per riaprire questo viadotto.  Diamo una data: l’estate del 2024. Vi do appuntamento a tra un anno per la sua riapertura».

    A distanza di cinque mesi si apprende, per bocca dell’assessore Marone, che gli indaffaratissimi impiegati del Ministero, con stipendi annui a sei cifre, non hanno nemmeno trovato il tempo di scrivere una paginetta al computer, su carta intestata Mit, da far firmare alla Provincia e all’Anas.

    «Per la prima volta dopo anni dalla chiusura del viadotto il Ministero ha individuato le risorse per realizzare i lavori» ha aggiunto il presidente Ricci. «Ovviamente – ha chiosato – adesso è necessario avere i provvedimenti che consentano di sbloccare l’iter e avviare materialmente i lavori».

    L’interpretazione autentica e letterale delle dichiarazioni presidenziali non lascia spazio ad alcun dubbio: l’iter è ad oggi boccato. Per favore, chiamate quel frate, con l’acqua santa al seguito… anche se forse sarebbe meglio l’acquavite.

    Francesco Bottone

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento