La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dai legali dell’ex-consigliere regionale Antonio Tedeschi (Popolari): doveva restare in Consiglio regionale.
La vicenda: Tedeschi entra nell’assise nel 2018, grazie all’istituto della surroga che consentiva a primi dei non eletti di sedere tra gli scranni di Palazzo D’Aimmo, al posto dei consiglieri nominati assessori.
Ma, nel 2020, il Consiglio regionale vota per una modifica alla legge elettorale, abolendo l’istituto della surroga e Tedeschi, con altri tre consiglieri (Massimiliano Scarabeo, Paola Matteo e Nico Romagnuolo), deve lasciare l’assise regionale.
Da qui la decisione di iniziare una battaglia legale, passata per tre gradi di giudizio: “La Cassazione, con sentenza immediatamente esecutiva, ha stabilito che devo essere reintegrato perché le modifiche alla legge elettorale avrebbero dovuto avere effetto dalla legislatura successiva. Ero e sono un consigliere regionale – ha detto all’ANSA Tedeschi -. Sono stati tre anni di sofferenze legali e morali, perché ho ricevuto un torto non solo io, ma soprattutto i miei elettori”.
Poi ha ricordato la sua attività politica in Consiglio: “Stavo portando avanti un accordo di confine con la Campania per riaprire l’Ospedale di Venafro. C’era la firma del direttore generale dalla Campania, Postiglione, e a quel punto ci fu un’accelerata per cacciarmi. Poi l’altro progetto che è rimasto in sospeso è quello della residenza attiva, con progetti da mille parti del mondo. Sono davvero rammaricato – ha commentato – nessuno mi ridarà i tre anni persi, ma abbiamo avuto giustizia”.