E’ diventato famoso, finito sui giornali nazionali e sulle tv per via del vaccino ricevuto direttamente dalla task force inviata a Castelguidone dal generale Figliuolo. E’ un reduce della seconda guerra mondiale e si chiama Paolo Antonio Sabatino, Zì Paolo per tutti in paese. E proprio oggi soffia sulle sue prime cento candeline.
Ha servito la Patria in divisa e quelle stesse divise, circa ottanta anni dopo, hanno restituito il favore, riconoscenti, somministrandogli il vaccino a domicilio, quella dose salvavita che la Asl aveva dimenticato di fare.
E il reduce Sabatino, lucidissimo, ha raccontato la sua storia affascinante e drammatica alle telecamere del giornalista Giuseppe Ritucci di Zonalocale. Dall’arruolamento, alla prigionia e alla deportazione in Polonia ad opera dei nazisti, alla scoperta del termosifone, in Italia non lo aveva mai visto, fino al racconto di quando, al lavoro in una fabbrica, riusciva a rubare un chilo di zucchero al giorno per i suoi compagni di prigionia del lager. Dal suo inseparabile clarinetto alle suole delle scarpe che riparava da prigioniero, calzolaio autodidatta, e ancora i meno 15 gradi sotto zero e la Vistola ghiacciata, fino ai bombardamenti durante i quali ebbe davvero paura di morire e pensò intensamente al suo incontro con Padre Pio. E poi il ritorno in patria dentro mezzi di fortuna degli alleati e quella raccomandazione fatta dai giovani militari russi, che gli si è impressa nella mente e nel cuore: «Se torni in Italia non diventare mai comunista».
Tutto questo ed altro ancora nel video di Giuseppe Ritucci per Zonalocale visibile qui.
E al reduce Paolo carissimi auguri dalla redazione dell’Eco.