L’Abruzzo come la Liguria: selecontrollori messi fuori gioco da una sentenza della Corte Costituzionale.
Con la sentenza n. 217 del 24 ottobre scorso, di cui si è avuto notizia solo ora, la Corte Costituzionale ha dichiarato che sono incostituzionali le disposizioni regionali (art. 44 della legge della Regione Abruzzo n. 10 del 2004, ndr) che abilitano le squadre di cacciatori o i singoli cacciatori, i cosiddetti “selecontrollori”, a prendere parte alle operazioni di controllo faunistico diverse dalla caccia vera e propria. In sostanza il contenimento del cinghiale ad esempio, nei periodi di caccia chiusa, nelle aree urbane o nelle oasi di protezione faunistica e in tutte le altre zone precluse alla caccia, spetta esclusivamente agli agenti venatori pubblici, cioè alla Polizia provinciale. E la stessa Polizia provinciale, composta da poche unità di personale, non può avvalersi della collaborazione dei selecontrollori, cioè dei cacciatori volontari che hanno seguito un corso specifico assentito dall’Ispra e superato un esame. Una decisione che si tramuterà, nei fatti, in una battuta d’arresto per il selecontrollo, attività che va avanti praticamente tutto l’anno e ovunque, a tutela delle colture agricole e per la prevenzione degli incidenti con la fauna selvatica nelle zone antropizzate, anche nelle cosiddette “zone non vocate” alla presenza del cinghiale. Il tutto è nato da un ricorso al Tar Abruzzo presentato dalle associazioni Enpa, Lega antivivisezione (LAV) e Lega nazionale per la difesa del cane (LNDC), per ottenere l’annullamento della delibera del presidente della Provincia di Teramo del 10 marzo 2016, n. 92, con cui l’ente adottò il piano di controllo triennale 2016/2018 delle popolazioni delle volpi, in attuazione dell’art. 44 della legge della Regione Abruzzo n. 10 del 2004. La Provincia di Teramo affidò, per competenza, la gestione del controllo della volpe agli Atc Salinello e Vomano. Questi ultimi autorizzarono addirittura l’utilizzo dei segugi per il controllo della volpe, una anomalia atteso che il controllo abitualmente viene attuato con metodi selettivi. Una decisione singolare che si tramutò in un assist per le associazioni animaliste che infatti fecero ricorso al Tar. E proprio in seguito a quel ricorso il Tar Abruzzo sollevò la questione della legittimità costituzionale dell’art. 44 della legge regionale n.10 del 2004 sulla caccia. Per quel pasticcio fatto nel Teramano ora il selecontrollo sarà bloccato in tutto l’Abruzzo. I cinghiali ringraziano, i bracconieri pure, gli agricoltori e gli automobilisti un po’ meno.
Francesco Bottone
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