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  • Sesso, veleni, inchieste e corruzione: le elezioni regionali in Abruzzo

    E’ una corsa a quattro quella per il governo della Regione Abruzzo. Una corsa al veleno, tra polemiche su “impresentabili”, scandali sessuali e candidati che all’ultimo minuto saltano da una coalizione all’altra alla ricerca disperata di una poltrona a palazzo dell’Emiciclo.

    Il favorito, secondo i sondaggi, è Luciano D’Alfonso, candidato del centrosinistra, ex sindaco di Pescara (per due mandati) disarcionato cinque anni fa dalla guida della città in seguito a un arresto con l’accusa di corruzione, associazione per delinquere e falso.

    L’anno scorso, una sentenza di primo grado ha assolto D’Alfonso ed altri 24 imputati, e ora sulla vicenda pende il giudizio in Corte d’Appello all’Aquila. Due mesi prima dell’apertura della campagna elettorale, D’Alfonso è stato assolto (sempre in primo grado) per un’altra vicenda di corruzione dal tribunale dell’Aquila (con ricorso in appello da parte della Procura).

    E c’è anche un terzo processo a suo carico, che si trova ancora al primo grado di giudizio (di nuovo al tribunale di Pescara) e che lo vede imputato per concorso in falso. Anche se quest’ultimo procedimento viaggia verso la prescrizione.

    E nonostante questo, D’Alfonso – vincitore in modo trionfale delle primarie di centrosinistra – resta comunque il favorito per la corsa a governatore dell’Abruzzo, con 240 candidati a correre per lui divisi tra Pd, Sel, Idv, Partito Socialista, Centro Democratico e tre liste civiche: Abruzzo Civico, Valore Abruzzo e Regione Facile e Veloce.

    “Amministrare significa decidere e quando si decide si rischia di finire oggetto dell’accertamento penale e civile” ripete il candidato del centrosinistra in questi giorni di campagna elettorale “ma se la politica rinuncia ad agire, rinuncia anche al suo ruolo di protagonista nella società. Agli amministratori spetta anche questa quota di coraggio, altrimenti saranno ricordati solo per la bella vita trascorsa sulla poltrona pubblica”.

    Il presidente uscente Gianni Chiodi, che si candida in quota Forza Italia ed è sostenuto da tutto il centrodestra, in tema di scandali non se la passa meglio.

    Quattro mesi fa è stato travolto da un affaire sessuale uscito fuori da un procedimento giudiziario nei suoi confronti sui rimborsi facili per i viaggi a cinque stelle a spese dell’ente pubblico. Già, perché quando i carabinieri hanno verificato con chi avesse soggiornato il governatore in uno di questi hotel di lusso, hanno scoperto la presenza di una donna che proprio in quei giorni era in corsa per in corsa per un incarico alla Regione, insieme ad altre candidate. E non solo poi quell’incarico, l’ospite della stanza 114 dell’hotel Pantheon di Roma lo ha ottenuto, ma successivamente il governatore ha affidato a lei anche la gestione di un milione e mezzo dei fondi del terremoto dell’Aquila. Soldi destinati da una legge dello Stato alla realizzazione di un centro anti-violenza nella città terremotata e poi mai realizzato.

    Chiodi riduce la vicenda a “questioni personali”, nega di aver mai concesso favori e chiede la conferma come presidente della Regione puntando tutto su una serie di risultati che lui e la colazione di centrodestra (Forza Italia, Ncd, Fratelli d’Italia e Abruzzo Futuro)  considerano raggiunti in questi cinque anni di governo: riequilibro dei conti pubblici regionali e taglio di una parte dei costi della politica (riduzione del numero dei consiglieri, dei vitalizi e dei consigli di amministrazione delle aziende partecipate).

    “Avevo ereditato dalla precedente giunta guidata da Ottaviano Del Turco (condannato a nove anni e mezzo in primo grado per una vicenda di maxi tangenti nella sanità in Abruzzo, ndr) un buco colossale nei conti. Ora abbiamo risanato e possiamo investire”. E aggiunge: “In questi cinque anni ho gestito 12 miliardi di euro tra sanità e ricostruzione dell’Aquila in piena trasparenza e onestà”.

    La sorpresa di queste elezioni potrebbe invece essere Sara Marcozzi, candidata del movimento 5 stelle. Avvocato, scelta dai grillini attraverso la votazione online, di recente in un dibattito elettorale ha rivelato di aver votato alle scorse elezioni regionali proprio per l’uscente Chiodi.

    “Tutti noi in passato abbiamo votato per altri e abbiamo delegato; abbiamo provato, ma siamo sempre rimasti delusi. Proprio per questo ora è arrivato il momento di finirla. I partiti purtroppo sono tutti uguali e agiscono contro i cittadini. Ci si avvicina al M5s quando ci si rende conto che il voto dato agli altri è stato inutile. Ora, con noi a rappresentare i cittadini saranno gli stessi cittadini” spiega nei suoi tour di campagna elettorale.

    E il primo passo da governatrice, annuncia, sarà la revoca ad Equitalia del mandato per le riscossioni esattoriali per conto della Regione Abruzzo.

    Il quarto candidato alla carica di presidente della Regione Abruzzo invece è Maurizio Acerbo (consigliere regionale uscente per Rifondazione Comunista) che si presenta con la lista “Un’Altra Regione con Acerbo”. Acerbo è uno dei protagonisti delle battaglie ecologiche contro l’avvelenamento delle acque per la vicenda della discarica più grande d’Europa, l’ex polo chimico di Bussi. 

    “Se fossimo in un paese a nord delle Alpi tutti i responsabili politici di questa vicenda dovrebbero ritirarsi a vita privata, purtroppo devo invece constatare che ce li ritroveremo candidati alle prossime elezioni con la faccia tosta di chiedere di poter governare l’Abruzzo” racconta Acerbo. “Nel 2007 ci accusarono di ingiustificato allarme sociale. Ci furono mesi di polemiche in cui si disse che i nostri dati erano inventati. Oggi accade che a distanza di anni l’Istituto superiore di sanità conferma totalmente ciò che noi sostenevamo e la validità della nostra battaglia”. Tra poco più di due settimane si vota, e si capirà il giudizio degli elettori abruzzesi.

    di Giuseppe Caporale

    da www.repubblica.it

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