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  • Settimana corta, la preside: «Il nuovo assetto non incide sui livelli di apprendimento»

    Che la dirigente Camperchioli avesse intenzione di tirare diritto sulla introduzione della settimana corta era palese, ignorando proteste, suggerimenti e obiezioni giunte da più parti. E quella sensazione di è trasformata infatti in realtà, anzi in un documento siglato appunto dalla preside. A far data dal 10 gennaio prossimo la tanto annunciata e per certi versi temuta settimana corta, con relativa rimodulazione dell’orario scolastico su cinque giorni settimanali, sarà realtà nell’istituto scolastico omnicomprensivo “D’Agnillo” di Agnone. Ne dà notizia la dirigente scolastica stessa, Tonina Camperchioli, che ha firmato la delibera che autorizza «l’articolazione didattica e organizzativa settimanale su cinque giorni, dal lunedì al venerdì, con chiusura dell’istituto nella giornata di sabato per tutti gli ordini di scuola».

    La dirigente dell’Isiss, Tonina Camperchioli

    Una decisione annunciata in qualche modo, che da settimane alimenta il dibattito tra corpo docente e genitori degli alunni non solo ad Agnone, ma anche nei centri montani di zona che riforniscono di utenti le scuole agnonesi. Secondo molti si tratta di una sorta di imposizione della dirigenza e dei docenti non concordata con la restante parte del mondo scolastico, in particolare con le famiglie. Dal punto di vista dell’istituto e della dirigenza, invece, «la concentrazione del calendario scolastico in cinque giorni settimanali potrebbe favorire delle tendenze in atto ad una maggiore razionalizzazione delle risorse, alla riduzione dei trasporti, a risparmi in termini di spesa pubblica e privata, oltre che favorire la socializzazione dei ragazzi all’interno e all’esterno del contesto scolastico». Il sabato libero, in effetti, «aumenterebbe le occasioni di tempo libero tra genitori e figli, – continua la dirigente Camperchioli – rafforzando così l’unità della famiglia».

    Altra considerazione quella sui presunti risparmi economici per le casse pubbliche: eliminare una giornata di lezione, secondo la dirigenza, «può avere benefici effetti sul piano economico, sia per quanto riguarda i risparmi conseguibili a livello gestionale dal profilo energetico a quello connesso al pendolarismo degli utenti del servizio scolastico, sia per quanto riguarda gli incentivi ad un incremento del flusso turistico». Ovvia la considerazione secondo la quale «la concentrazione delle risorse del personale della scuola su cinque giorni favorisce una migliore organizzazione sia dei docenti che del resto del personale Ata».

    Tutte argomentazioni che la preside pone a sostegno della decisione ormai già presa e messa nero su bianco. Agli scettici la stessa Camperchioli ricorda che «sotto il profilo didattico organizzativo, l’istituzionalizzazione della settimana corta non incide sui livelli di apprendimento e postula una ristrutturazione del calendario settimanale dell’orario quotidiano, rendendosi necessario il recupero delle ore di lezione del sabato e la loro ripartizione in moduli orari negli altri cinque giorni settimanali». Tradotto dal burocratese tanto caro alla preside: con un giorno in meno di lezione ci sono, è matematico, delle ore di lezione da recuperare e dunque da spalmare sui restanti cinque giorni settimanali. Questo vorrà dire entrare magari dieci minuti prima in aula ed uscire un po’ oltre l’orario solito, con le intuibili ripercussioni sui trasporti, soprattutto quelli che assicurano i collegamenti tra la sede di Agnone e gli altri centri di zona. «Saranno i consigli di classe – precisa la preside – a determinare le modalità degli eventuali recuperi da effettuarsi al fine di garantire il monte ore annuale previsto dal curriculo». Insomma, tutto quadra e tutto si sistema, così è deciso e così si farà.

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