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  • Smargiassi (M5S): «Capodogli arenati a Punta Penna, colpa air-gun?».

    (ANSA) – VASTO (CHIETI), 12 SET – “Stiamo facendo il possibile per salvarli, ma come potete comprendere non è un’operazione semplice. Abbiamo delineato l’area con un cordone di sicurezza, perché i cetacei devono essere mantenuti calmi senza subire ulteriori stress”. Lo ha dichiarato il comandante della Capitaneria di Porto di Vasto, Tenente di Vascello Giuliano D’Urso in relazione allo spiaggiamento di sette capodogli, di cui due sarebbero già morti. I veterinari della Asl provinciale di Chieti stanno coordinando l’intervento con gli uomini della Capitaneria del porto. Sul posto anche il presidente del Centro Studi Cetacei onlus d’Abruzzo Vincenzo Olivieri.  Allertati anche il Centro nazionale emergenza cetacei di Padova e il Comando generale delle Capitanerie di Porto, sezione Ambiente Marino presso il Ministero dell’Ambiente. Nel frattempo, da San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), è in arrivo il gruppo sommozzatori della Guardia Costiera. (ANSA).

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    Smargiassi (M5S): «Capodogli arenati a Punta Penna, colpa air-gun?».

    VASTO – Mi sono recato in mattinata sulla spiaggia di Punta Penna, per portare la mia testimonianza sullo spiaggiamento dei sette capodogli. Quattro di loro sono morti, uno di loro è stato rimesso in mare. Si tratta di un evento fuori dal comune che assomiglia a un fenomeno, di proporzioni ancora più tragiche, avvenuto nel 2008 in Madagascar: oltre cento balene si spiaggiarono sulle coste del nord est dell’isola.

    A 50 chilometri di distanza la Exxon-Mobit aveva eseguito operazioni di air-gun, una tecnica sismica di riflessione impiegata per individuare giacimenti petroliferi.

    Senza andare geograficamente così lontani, ricordo i sette capodogli spiaggiati e morti a Peschici nel dicembre del 2009 e, sempre in provincia di Foggia, il recentissimo episodio del piccolo delfino arenato a Marina di Lesina lo scorso 27 agosto. con smargiassi

    Come spiega la prof. Maria Rita D’Orsogna, l’air-gun consiste in “spari fortissimi e continui, ogni 5 o dieci minuti, di aria compressa che mandano onde riflesse da cui estrarre dati sulla composizione del sottosuolo. Spesso, però, questi spari sono dannosi al pescato, perché possono causare lesioni ai pesci, e soprattutto la perdita dell’udito.”

    Ecco cosa sta succedendo anche nel nostro mare Adriatico, con la petrolizzazione di Ombrina Mare e Rospo Mare.

    Noi non siamo scienziati e non possiamo arrogarci il diritto di dirlo con certezza, ma da semplici cittadini ci sembra legittimo avere il dubbio che esista un collegamento fra la petrolizzazione e uno spiaggiamento così anomalo di cetacei, che come è noto usano un sistema di ecolocalizzazione basato sui suoni per orientarsi.

    Bisogna poi sottolineare che i capodogli di Punta Penna facevano parte di un gruppo di cetacei noto e monitorato: possibile che nessuno si sia accorto della loro perdita di rotta? Non si poteva fare nulla per impedire la morte dei capodogli?

    La responsabilità di quanto avvenuto a Punta Penna investe tutta la classe politica, nessuno può sentirsi escluso: è quindi opportuno cogliere questa triste occasione per invitare tutte le parti politiche a confrontarsi e collaborare per fermare l’avanzata delle trivelle nell’Adriatico, in modo da prevenire i danni all’ambiente e alla sua fauna (danni che presto o tardi si riversano anche su noi esseri umani), invece di essere costretti a intervenire a posteriori e in modo emergenziale, quando il guaio è già fatto ed è troppo tardi, come sta succedendo oggi a Punta Penna.

    Consigliere regionale Pietro Smargiassi – M5S Abruzzo

     

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