AGNONE – Non abbiamo tempo, interesse e voglia di occuparci di calcio, ma questa che andiamo a commentare è una vicenda che esula dalle questioni squisitamente calcistiche, perché attiene all’ordine pubblico e soprattutto alla gestione delle risorse pubbliche. Dunque, pare che le inferriate installate solo qualche giorno fa nello stadio “Civitelle” di Agnone, con l’intento di separare i tifosi ospiti da quelli locali, saranno a breve rimosse. Procediamo per logica, non per competenza diretta e specifica: dalla Prefettura di Isernia devono averne richiesto l’installazione sulla scorta di nuove disposizioni ministeriali in materia di ordine pubblico e probabilmente anche in seguito ai recenti fatti di cronaca che dipingono gli stadi o le loro adiacenze sempre più spesso come teatri di violenza gratuita e demenziale. Fatto sta che ad Agnone si è speso del denaro pubblico per l’installazione delle cosiddette barriere e se ne spenderà altro, probabilmente anche di più, per la rimozione, lo smaltimento e il ripristino dello stato dei luoghi. Di queste idiozie tipicamente italiane solitamente si occupa la Corte dei Conti. Allora una domanda nasce spontanea: le inferriate non sono state montate dalla sera alla mattina, così, perché qualcuno sul cantiere ha deciso di issare un “muro” protettivo tra le due tifoserie dopo aver avuto un sogno premonitore nel corso della notte? Ci sarà stato, pare evidente alla luce della più elementare logica, un progetto per gli interventi allo stadio. O no? Ebbene, su quel progetto saranno state previste, sin dall’inizio, quelle benedette inferriate. Oppure no? Allora, di grazia, chi ha avuto la possibilità di visionare il progetto prima dell’inizio dei lavori medesimi perché non ha tirato fuori la questione barriere sapendo che comunque sarebbe diventata un caso nazionale? Attendiamo fiduciosi delle risposte.
Francesco Bottone
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