New York – È il 20 novembre quando in un’aula gremita della Stony Brook University Francesco Paolo Tanzj presenta la sua raccolta di poesie intitolata “From Italy. Poems and beauty from the earth of Italy”.
Il volume non è altro che una selezione di versi che raccontano anche l’Italia dei giorni nostri. Non si tratta solo di un’analisi positiva bensì si potrebbe dire che Tanzj ha fatto un vero e proprio reportage in poesia, descrivendo ogni faccia della medaglia: dalle bellezze della terra alle ricchezze dei sapori fino alla critica al consumismo e alla corruzione.
Così, davanti all’importanza di questo lavoro, l’Eco non poteva evitare di intervistare Tanzj. Non appena rientrato in Italia, siamo piombati a casa sua per farci raccontare i retroscena di quanto accaduto.
Partiamo dalle origini. Perché nasce “From Italy”?
«L’invito ricevuto dalla Stony Brook University mi ha convinto a realizzare un libro dove, insieme ad alcune delle mie poesie già pubblicate in precedenti volumi, ho voluto presentare le bellezze del Bel Paese. Oggigiorno l’Italia è diventata uno zimbello. Siamo oggetto di scherno. Prima si pensava al nostro paese come la terra del Colosseo, del duomo di Milano e di Venezia. Ora se diciamo Italia immediatamente viene fuori la terra dei fuochi, la corruzione e la politica inutile», riassume l’intervistato. «Sentivo di dover agire. Volevo gridare al mondo: “ehi! Badate bene che sotto quella coltre di scandali il Bel paese esiste ancora. Siamo la terra della poesia e dell’arte ma anche della dieta mediterranea ed io volevo ricordarlo. Perciò ho deciso di fare una sintesi di tutto questo e di racchiuderlo in questo libretto».
Dunque una sorta di anteprima dell’Expo2015. Un piccolo trailer in cui compaiono le eccellenze molisane.
«Proprio così. Ho scelto il Molise perché è una regione che pochi conoscono in Italia e quasi nessuno all’estero. Volevo cominciare da questa regione che vanta bellezze naturali e sapori unici al mondo. Per questo, infatti, nella seconda sezione ho promosso alcuni dei prodotti d’eccellenza che dovrebbero essere associati a queste terre».
Curiosa anche la scelta dell’Inglese, una lingua che predomina in tutta la pubblicazione.
«Non è così strano, se ci si pensa. Dovevo presentare il libro negli States, quindi mi è sembrato ovvio usare solo quella lingua così come ho ritenuto opportuno affiancare i testi delle poesie ad una versione inglese».
Dunque si è recato a New York e lì si è fatto ambasciatore del Molise e dell’Italia. Perché proprio lei?
«Perché non io»?
Giustamente. Dunque ci racconti. Quali sono state le reazioni?
«Bé tutti hanno gradito i testi. Tuttavia, quello che mi ha stupito è stato l’interesse per la regione stessa. Mi ha fatto capire quanti anni sono stati persi. Perché lì fuori c’è un mondo che forse alcuni ignorano. E sai qual è un’altra cosa che pochi sanno? Che gli americani, se vogliono qualcosa, lo ottengono. Quindi se gli Usa si innamorano del Molise è facile prevedere una nuova ondata di flussi turistici. Con una positiva ricaduta sulla economia locale».
Ci saranno altri eventi simili?
«Certamente. Anche se io sono ormai tornato, sono previste nei prossimi giorni altre due presentazioni in location di qualità, come il “Westchester Italian Cultural Center” e “l’Italian American Writers Association”, ed infine una mostra permanente dei prodotti dell’Abruzzo e del Molise».
Dunque, con la giusta promozione, c’è speranza per queste terre?
«Con la giusta promozione, si. Unendo le forze e professionalizzando il settore la mission non è impossible».
Giovanni Giaccio