Al ‘San Pio’ di Agnone, nel contesto dei ‘Pomeriggi Culturali’ organizzati dal ‘Circolo’ ieri sera Franco Valente ha intrattenuto un folto gruppo di amici, anche non soci, sui Borrello di Pietrabbondante e Agnone. Per farlo ha preso a riferimento una pittura che si trova nel primo altare, sul lato destro, della chiesa di S. Francesco di Agnone. Essa, collocabile, nella prima metà del XVI secolo, rappresenta Santa Venera martirizzata in base alla più diffusa delle versioni, quella che la vede decapitata dopo essere stata sottoposta alle più crudeli torture, compresa quella di calarla nell’olio bollente. In base ai contenuti liturgici dell’epoca, dal forte timbro antiturco, parrebbe che i torturatori fossero turchi. In effetti la scena non ha nulla a che vedere con i Turchi; spesso i cosiddetti persecutori pagani venivano raffigurati con le vesti degli islamici.
Le sue reliquie, o presunte tali, si ritrovano nella cattedrale di Acireale, nelle chiese di Avola, Grotte, Santa Venerina, Santa Venera di Mascali, Salemi, Gerace, Tusa, Barcellona Pozzo di Gotto, ma la dedicazione di un gran numero di località al suo nome sono la certificazione della diffusione del culto in tutta l’isola. Di questi luoghi dedicati alla Santa si trovano testimonianze in documenti di Pietro Diacono trovati e conservati a Montecassino.
Negli stessi documenti appaiono i nomi che ci riportano ai Borrello di Pietrabbondante e Agnone. Si tratta in questo caso di una donazione, fatta a Roberto vescovo di Messina e Troina nell’anno 1086, che vede protagonista Goffredo Borrello. Questi aveva ricevuto detti terreni da Ruggero il Normanno che, sbaragliando i Musulmani nella battaglia di Cerami del 1063, era diventato il padrone della Sicilia. Tra i cavalieri che fanno parte della cerchia normanna di Ruggero appare pure un Roberto Borrello.
Non è facilmente dimostrabile un rapporto tra i Borrello di Sicilia a servizio di Ruggero e i Borrello di Pietrabbondante e di Agnone, ma il quadro di S. Francesco, con la rappresentazione del tentato martirio di Santa Venera, è una suggestiva traccia per un collegamento. Certamente è singolare che nel quadro di S. Francesco i pagani siano vestiti di abiti islamici mentre la tradizione agiografica li dovrebbe far identificare in soldati e funzionari romani.
Enzo Carmine Delli Quadri