CELENZA SUL TRIGNO – E così il giorno del rendiconto amministrativo tanto atteso dell’ex sindaco Andrea Venosini alla cittadinanza è arrivato. Ieri, nella sala teatro, solo sul palco, senza la corona intorno dei suoi colaboratori, con tono dimesso, ha relazionato da vittima.
Vittima dei suoi quattro consiglieri che lo hanno sfiduciato e hanno decapitato l’amministrazione comunale e messo il comune in mano al commissario prefettizio.
Non c’era disaccordo sui programmi, tanto è vero che in contemporanea con l’ultimo bilancio è stato votato un documento con undici punti, quegli undici punti definiti non negoziabili. Ma due delibere approvate in sua assenza, mentre era in viaggio di nozze, con le quali si voleva dare immediata esecuzione alle opere, hanno reso la crisi, già nata alcuni mesi primi, irreversibile.
Vanno bene i programmi, ma non con la velocità che avrebbero voluto imprimere i suoi sfiducianti: occorrono i giusti tempi per la programmazione per non creare problemi agli uffici che hanno il compito della gestione. Ecco i motivi della crisi che l’ex sindaco avrebbe voluto evitare.
Sulla situazione amministrativa l’ex sindaco ha rivendicato i progetti in cantiere, tra cui la micro zonizzazione sismica, la bonifica dell’ex discarica, il B&B nell’edificio della ex scuola materna paritaria, dove alloggiavano le suore, le risorse per circa € 400.000,00 a disposizione sia del commissario sia della prossima amministrazione comunale.
Che farà? Il Movimento per Celenza è sempre vivo, e lui, oggi un numero – dice -, è a disposizione per la terza candidatura.
Non molto entusiasmo da parte dei sostenitori, delusione da parte degli avversari che, inoltre, non ritengono chiarite le vere ragioni delle dimissioni dei quattro consiglieri dell’ex maggioranza, di cui nessuno è stato presente.
Rodrigo Cieri