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  • Zero contagi, ma zona rossa. Protestano i ristoratori: «Costretti a disdire prenotazioni, così ci fanno chiudere»

    Ogni mattina un ristoratore abruzzese si alza per per guadagnarsi da vivere, ma non sa se potrà aprire o meno. Comincia così la storia tragicomica di chi va a dormire in zona gialla e si sveglia, come in un incubo ad occhi aperti, in zona arancione o addirittura rossa come i residenti della provincia di Chieti.

    Ieri pomeriggio il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha firmato un’ordinanza con la quale ha ordinato che tutto il territorio provinciale di Chieti e di Pescara diventa “zona rossa” dal 14 febbraio e per i prossimi 14 giorni. Un bel regalo ai ristoratori e tutti gli esercenti commerciali. Motivo? Un aumento preoccupante dei casi nella zona metropolitana tra Pescara e Chieti. Però si chiude tutto, anche Rosello appunto, sui monti al confine tra Abruzzo e Molise. E’ come dire che per regolare il traffico congestionato di Pescara si installa un semaforo a San Giovanni Lipioni o a Roio.

    A tale riguardo riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una lettera aperta al Governatore Marsilio, scritta dallo staff dell’agriturismo “Lo Scamorzaro” di Rosello (CH).

    «Apprendiamo dal presidente Marsilio, per l’ ennesima volta, la notizia
    della chiusura delle attività di ristorazione. La nostra attività, agriturismo situato a Rosello, paese con zero contagi, è a pochi metri di distanza dal Molise, regione gialla. Siamo stati costretti di nuovo a disdire tutte le
    prenotazioni
    , con le intuibili ripercussioni economiche di non poco conto, che vanno ad aggravare una situazione già difficile per chi, come noi, gestisce un’attività in territorio montano che soffre e risente delle criticità dovute ad una rete viaria inadeguata, alle condizioni meteo spesso inclementi e all’isolamento territoriale e sociale.

    Comprendiamo la situazione di emergenza sanitaria in cui ci troviamo, ma non è giusto paragonare i nostri piccoli centri montani, privi di contagi, con le zone metropolitane, in cui la situazione è sicuramente più
    grave.

    Far ripartire le attività di ristorazione, quindi anche il nostro agriturismo, non è come accendere o spengere un interruttore. Caro Presidente, perché ci vuole far morire di una lenta agonia? La invitiamo presso il nostro agriturismo per rendersi conto personalmente della situazione».

    Una protesta, quella dello staff de “Lo Scamorzaro”, che è unanime tra i tanti ristoratori dell’entroterra montano, che cioè tengono aperte attività in piccoli Comuni distanti anche oltre cento chilometri dalla famosa zona metropolitana di Chieti-Pescara dove si registra una elevata circolazione del virus.

    Sarebbe interessante capire se a parti invertite l’ordinanza di Marsilio sarebbe stata la stessa. Cioè se una impennata di casi ci fosse stata a Rosello, ad esempio, o a Fraine o a Schiavi di Abruzzo, anche in quel caso il Governatore avrebbe dichiarato zona rossa tutto il territorio della provincia? Probabilmente no. Anzi, è già successo, e le cose sono andate diversamente.

    A Pizzoferrato ad esempio e Marsilio ha applicato giustamente la zona rossa solo a quel Comune, lasciando in pace il resto della provincia e della regione. Ora invece a causa dei contagi in città a pagare saranno soprattutto i residenti dell’entroterra montano.

    Francesco Bottone

    tel: 3282757011

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