Cinghiali: segnali positivi dal Pescarese, mentre nel Vastese la caccia resta chiusa.
Coldiretti, dati alla mano, dimostra come l’attività di selecontrollo determini una riduzione dei danni alle colture agricole.
“Quando le cose si fanno con competenza, con leggi e tecnici adeguati i risultati non tardano ad arrivare”. Lo dice il direttore di Coldiretti, Alberto Bertinelli, in riferimento ai primi risultati del Piano quinquennale provinciale di gestione degli ungulati approvato nel gennaio 2015 dalla Provincia di Pescara e “scritto” dall’ente pubblico in collaborazione con l’Atc.
Il bilancio dei primi dieci mesi di attività, secondo Coldiretti che si batte da anni per risolvere il problema legato ai danni provocati dai cinghiali, inizia a far intravedere i primi interessanti segnali.
Due dati: 330 cinghiali abbattuti nei mesi più “caldi” (da maggio a settembre) in attività di selecontrollo pari a circa duecento in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Un aumento a cui si aggiunge un altro dato: la riduzione su base annuale (2015) del 37% delle domande di risarcimento danni pari, per la sola provincia di Pescara, ad un risparmio di 150mila euro per la Regione Abruzzo (che deve procedere all’erogazione delle somme).
“Sono i primi segni importanti di una inversione di tendenza – dice il direttore Bertinelli – i risultati sono stati determinati principalmente dal fatto che la richiesta di intervento dei selecontrollori è stata fatta direttamente dai produttori o da Coldiretti stessa ai tecnici dell’Ambito territoriale di caccia e non, come avveniva nel passato, attraverso una segnalazione dei produttori ai Comuni che segnalavano la presenza degli animali alle Province che a loro volta la segnalavano agli Atc”.
“Con il nuovo piano – aggiunge la presidente di Coldiretti Pescara Chiara Ciavolich – siamo di fronte ad una semplificazione che, accorciando la “filiera” della burocrazia, la snellisce a favore dei produttori danneggiati e delle casse della Regione. Il risultato è frutto di una azione di Coldiretti iniziata anni fa per semplificare e uniformare gli adempimenti nonché informatizzare le domande di risarcimento. Una situazione – dice la presidente – che ci auguriamo possa ulteriormente migliorare nei prossimi mesi, considerando che dal primo ottobre il calendario venatorio ha aperto la caccia al cinghiale (che continuerà fino al 31 gennaio 2016) con una previsione di abbattimento di 2.300 capi, come definito dal Piano di assestamento faunistico scaturito dal piano quinquennale provinciale”. Primi importanti risultati su cui però Coldiretti non ha intenzione di abbassare la guardia.
“Continueremo a vigilare – conclude Bertinelli – siamo di fronte ad un problema ultradecennale su cui, solo ora, si stanno vedendo i primi risultati a fronte di danni enormi che pesano sull’economia agricola, per non parlare della minaccia continua per la sicurezza pubblica”.
Dal Pescarese, dunque, arrivano questi importanti e incoraggianti segnali per il mondo agricolo, mentre non si può certo dire altrettanto per il Chietino e il Vastese in particolare dove di fatto il prelievo del cinghiale è bloccato.
Il selecontrollo, avviato lo scorso giugno, è stato infatti sospeso in attesa di non si sa bene cosa, mentre la stagione venatoria iniziata ad ottobre risulta, almeno sulla carta, inefficace visto che nel Vastese non sono state presentate le squadre per il prelievo del cinghiale, per via dell’ormai famoso sciopero dei cacciatori.
Riassumendo: i cinghialai non posso fare battute al cinghiale e i selecontrollori non possono uscire perché la Provincia, l’Atc e la Regione non sanno spiegare come procedere. Resta un’unica forma di prelievo possibile, aperta a tutti i cacciatori, quella alla cerca e senza l’ausilio del cane, ma si tratta di una metodica che permette pochi abbattimenti.
Intanto gli incidenti stradali dovuti all’impatto con i cinghiali si moltiplicano.