«Molti esponenti politici, nelle ultime ore, stanno stigmatizzando il provvedimento nazionale sulla solidarietà alimentare, perché secondo loro dotato di risorse non sufficienti. Si tratta finora di 400 milioni di euro disponibili a livello nazionale, ripartiti agli Enti territoriali nell’Ordinanza oggi in Gazzetta Ufficiale, che i singoli Comuni possono implementare e per i quali è prevista anche un’implementazione con donazioni di privati, imprese e cittadini, associazioni. Il punto però non sono le tante o poche risorse. Il vero nodo che i Comuni stanno cercando di sciogliere è come gestire queste risorse. È infatti noto che i piccoli Comuni hanno gli uffici chiusi, il personale in smart working fuori dai municipi. Prima criticità è appunto dove i potenziali beneficiari andranno a presentare la domanda. Secondo punto, sono i criteri e le modalità di assegnazione. Su questo fronte abbiamo suggerito ai nostri Comuni di lavorare insieme, a livello sovracomunale con le Unioni montane o le Comunità montane. E di agire insieme agli enti gestori dei servizi sociali, a Caritas o altre associazioni che da sempre gestiscono l’acquisto e l’assegnazione di pacchi alimentari ai non abbienti, utilizzando i negozi dei paesi, di prossimità. Ecco perché il punto non è la quantità di soldi disponibile. Chi dice che il problema è questo si informi meglio. L’operazione dei buoni spesa è molto complessa e servono indicazioni e criteri che i Sindaci stanno costruendo anche con il supporto di Uncem».
E’ quanto si legge in una nota dell’Uncem.