Sicuramente una buona notizia per gli agricoltori e gli automobilisti alle prese con l’eccessivo numero di cinghiali. Finalmente si spara e si abbatte all’interno di una riserva regionale, cioè in un’area dove l’attività venatoria è preclusa per legge.
Apripista di questo nuovo corso nella gestione del “problema” cinghiali è la riserva regionale “Grotta delle Farfalle” che ricade sul territorio comunale di Rocca San Giovanni, al confine con San Vito Chietino. L’ente gestore, ovvero i Comuni, quindi i sindaci, hanno compreso quello che vanno ripetendo da tempo gli esperti: è inutile attuare piani di controllo della popolazione di cinghiali a tutela delle colture agricole e per prevenire incidenti stradali sul territorio venabile, se poi non si interviene nelle zone che fungono da “spugna”, cioè dove gli ungulati trovano riparo praticamente indisturbati. E così i sindaci dei due Comuni, primo caso in tutto l’Abruzzo, hanno affidato ad un tecnico l’incarico di effettuare la gestione faunistica dei cinghiali all’interno di un’area protetta, dove solitamente non è permessa alcuna attività che implichi l’utilizzo di armi da fuoco. Censimenti eseguiti in maniera scientifica dal tecnico faunistico Fabio De Marinis hanno portato a stilare un piano di prelievo basato quindi su dati reali. Ne è venuto fuori un piano di prelievo triennale che oltre agli abbattimenti prevede anche catture e attività di prevenzione, come la posa di recinzioni elettrificate.
E nei giorni scorsi questa iniziativa, per certi versi coraggiosa, dei due sindaci Emiliano Bozzelli e Giovanni Di Rito ha preso concretezza, grazie al lavoro svolto sul campo dalla Polizia provinciale al comando di Antonio Miri. Sono infatti già sette i cinghiali abbattuti nel corso delle prime operazioni di controllo coordinate e gestite sul posto dall’ispettore superiore Fabrizio Di Campli. Gli animali, opportunamente sottoposti a controlli veterinari, sono già stati avviati a filiera. Esempio lampante di come il problema cinghiali possa diventare una risorsa se solo si ha il coraggio di fare scelte necessarie, razionali e non dettate dal fanatismo, come quella di aprire il contenimento all’interno delle aree protette.
Un qualcosa di analogo pare si sia tentato, nelle scorse settimane, anche per la riserva di “Punta Aderci” a Vasto. Sembra che un assessore comunale fosse realmente intenzionato a procedere in tal senso, aprendo alle carabine della Polizia provinciale l’area protetta. Poi, evidentemente, qualcuno si è messo di traverso, animato dal solito fanatismo animalista, e non si è andati più avanti. L’auspicio è che l’esempio di gestione faunistica applicato nella riserva “Grotta delle Farfalle” possa fare da apripista e consentire finalmente le attività di controllo (che non sono caccia, ndr) all’interno di tutte le riserve regionali d’Abruzzo.
Francesco Bottone
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