La Caritas diocesana di Trivento, diretta da don Alberto Conti, finisce sulle pagine del quotidiano della Santa Sede, “L’Osservatore Romano“. Riportiamo, di seguito, stralci dell’articolo pubblicato a firma di Igor Traboni.
Una piccola Chiesa locale che continua a farsi missionaria, moltiplicando anzi il suo impegno in tal senso, anche quando le emergenze sono dietro la porta di casa. È il messaggio che arriva dalla diocesi di Trivento, cinquantamila abitanti suddivisi in quaranta paesi a cavallo tra Molise e Abruzzo, a toccare le province di Campobasso, Isernia e Chieti. Piccoli borghi dove lo spopolamento è all’ordine del giorno, con poche possibilità lavorative nelle fabbriche del litorale di Termoli e Vasto, con tanti giovani che continuano ad emigrare anche per motivi di studio, mentre il turismo stenta a decollare, nonostante possa contare su paesaggi di rara bellezza. Ma la fede, radicata e genuinamente popolare di questa gente, continua a produrre “miracoli” di prossimità verso chi ha bisogno. Anche, come dicevamo, verso chi è lontano, sia per religione che geograficamente. Ecco dunque che la Caritas diocesana, diretta da don Alberto Conti, in questo tempo di pandemia sociale e di emergenze anche per il territorio di Trivento e dintorni, ha rilanciato l’aiuto missionario verso le opere di padre Antonio Germano, religioso saveriano che quarant’anni fa lasciò la sua Duronia, vicino Campobasso, per incontrare e abbracciare la povertà del Bangladesh.
«Da sempre aiutiamo padre Antonio, come pure altri missionari originari della diocesi — racconta don Alberto — e in questa stagione così difficile, per tanti vicini a noi, abbiamo ritenuto di dover continuare a sostenere anche i nostri fratelli del Bangladesh, intensificando anzi questo sforzo con la campagna Caritas “Dacci il nostro pane quotidiano”». Questo vuol dire essere Chiesa sempre missionaria, sottolinea il sacerdote. «Certo, è importante partire da quelli che sono davanti a te, ma per arrivare anche a quelli lontani, altrimenti che merito ne abbiamo? Io posso dare una risposta immediata al povero che ho vicino alla porta, dargli un piatto di minestra, ma devo dare una risposta anche al povero più lontano, che non ha niente e rischia di non avere niente. E anche in questo tempo di pandemia, di crisi, in cui non sempre è vero che la solidarietà è così forte, bisogna richiamare alla fame nel mondo, di questo mondo di cui siamo responsabili per tutto quello che abbiamo fatto. Questa campagna di raccolta fondi tra la nostra gente sta andando bene, questo devo dirlo per ringraziare tutti».
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