La segnalazione arriva direttamente dai pendolari dell’Alto Molise che ogni giorno, spalmati sui vari turni, raggiungono la fondovalle Sangro e la relativa zona industriale della Sevel e delle altre industrie dell’indotto per portare il famoso pane a casa. Il mezzo del trasporto pubblico parte da Carovilli e raccoglie tutti i pendolari dei vari centri dell’Alto Molise. Le immagini mostrano, oltre ogni possibile dubbio interpretativo, che non viene mantenuta la distanza interpersonale durante il viaggio, un’oretta di percorrenza all’andata e altrettanto al ritorno.
«I pendolari Sevel che fruiscono del pullman che parte da Carovilli, – spiegano i diretti interessati che hanno contattato, comprensibilmente preoccupati, la nostra redazione – per un periodo, superati i ventisette passeggeri, hanno viaggiato in sicurezza grazie all’entrata in azione del doppio autobus». Superata la capienza massima consentita, numeri imposti dalle autorità, scattava il secondo autobus, proprio al fine di garantire quel distanziamento che pare essere la più importante arma di prevenzione contro il contagio da Covid.
«Da tre settimane, invece, – riprendono i pendolari altomolisani – non sappiamo se autonomamente o d’accordo con la Regione Molise, la ditta di trasporto pubblico ha deciso di eliminare il secondo pullman adducendo la motivazione che in base al Dpcm vigente i mezzi pubblici possono trasportare il cinquanta per cento dei passeggeri per cui il veicolo è omologato. Adesso noi viaggiamo su un pullman omologato per cinquantaquattro posti a sedere più ventidue in piedi. Totale settantasei, che diviso per due, il famoso cinquanta per cento, fa trentotto passeggeri. Questo è il numero massimo di persone che può salire a bordo. Ora noi ci chiediamo, in questa fase di zona rossa appena alle porte, se è tollerabile tutto ciò, visti tutti i divieti imposti a noi cittadini. In zona arancione, con Comuni usciti dalla zona rossa da appena qualche giorno, si può viaggiare senza distanziamento sul pullman? Inoltre, essendo una linea extra regionale, chi non ha il posto a sedere può farsi sessanta chilometri in piedi fino alla Sevel? E’ garantita la sicurezza?».
Domande semplici e chiare quelle dei pendolari costretti a viaggiare “vicini vicini” per andare al lavoro. Nei bar non si può entrare, addirittura non si può stazionare in piazza e all’aperto perché si rischia di fare un assembramento, non si può passeggiare sulla panoramica di Agnone, né giocare al calcetto in un campo sotto il cielo, ma dentro un autobus di linea si può stare stipati gomito a gomito in trentotto persone. Questa paradossale situazione denunciano i pendolari dell’Alto Molise. E in chiusura uno di essi, Germano Masciotra, già amministratore pubblico ad Agnone, ironicamente chiede che fine abbia fatto il «sindacalista Emanuele Cimone, che su questo pullman sono due anni che non lo vediamo». Più che una frecciatina a Cimone, è una richiesta di intervento rispetto ad una situazione che gli stessi pendolari considerano pericolosa dal punto di vista sanitario.