«Con questo credo si blocchi il controllo delle popolazioni di cinghiale in provincia di Chieti». E’ il commento sconsolato di Angelo Pessolano, presidente provinciale dell‘ArciCaccia Chieti, rispetto a quanto fatto in Regione Abruzzo. Nel recente passato alcune sentenze hanno dato il via libera, sostanzialmente, alla possibilità di impiegare personale volontario per attività di controllo della fauna selvatica, in particolare dei cinghiali, specie notoriamente problematica perché in esubero. La Regione Abruzzo ha modificato la normativa regionale, ma invece di adeguarsi alle disposizioni contenute nelle sentenze, ha fatto l’esatto opposto, rendendo cioè sempre più complicata la partecipazione del personale volontario alle suddette operazioni di controllo, quelle gestite e coordinate dalla Polizia provinciale. Un pasticcio sotto dettatura, perché di questo si tratta. Quello che lascia perplessi è il silenzio complice delle associazioni di categoria, fatta eccezione per la Cia Abruzzo.
«In Regione non vogliono capire che ascoltare persone che lavorano per non fare attuare la caccia di selezione e il controllo non fa altro che apportare problemi sempre più grandi, soprattutto al comparto agricolo. – riprende Pessolano, come al solito senza peli sulla lingua, impermeabile alle logiche di potere e di tessera che invece imbrigliano le altre associazioni venatorie – Non bisogna poi lamentarsi se aumentano i danni all’agricoltura e gli incidenti stradali. Se non si capisce questo o si è rimbambiti o in malafede. Basterebbe poco: modificare una legge regionale che preveda l’utilizzo dei cacciatori formati e magari dare possibilità alla Polizia provinciale di scegliere un gruppo di persone qualificate e capaci di cui avvalersi per portare avanti il controllo sul territorio regionale; un gruppo definitelo di pronto intervento, capace di intervenire immediatamente li dove necessario».