Dai poliziotti di quartiere ai sorveglianti di quartiere o meglio di vicinato. Fa ancora discutere l’incontro organizzato nei giorni scorsi dal comando compagnia Carabinieri di Agnone in collaborazione con l’amministrazione comunale. In quell’occasione, alla presenza del maggiore Carlo Alberto Evangelista e del sindaco Daniele Saia, sono venute fuori le paure degli agnonesi, il senso di impotenza rispetto all’aggressione del ladri, considerata una vera violenza, una violazione intima, nonostante le rassicurazioni del comandante della compagnia e del luogotenente Leomanni. Gli uomini in alamari fanno il possibile, ma si scontrano con una realtà sociale e geografica complessa. Scarsa per non dire nulla collaborazione da parte della popolazione.
«Al primo personaggio sospetto nel quartiere dovete chiamare il 112 e avvisare noi Carabinieri» ha intimato il maggiore Evangelista ai presenti a teatro. Pochi uomini a disposizione per controllare un territorio molto vasto, che comprende anche altri centri dell’Alto Molise. Nelle prossime settimane e mesi, inoltre, ci saranno dei pensionamenti in seno alla compagnia Carabinieri e non arriveranno rimpiazzi, almeno non nell’immediato, perché l’Arma ha delle priorità e gestisce il personale a disposizione in base alle esigenze operative. E probabilmente una compagnia Carabinieri in Calabria ha più necessità di rinforzi rispetto all’isola felice rappresentata dall’Alto Molise.
A livello nazionale solo il tre per cento dei furti in abitazione viene risolto con un arresto del ladro da parte delle forze dell’ordine. Sono questi i numeri forniti dal maggiore Evangelista. E allora per arginare il fenomeno serve la collaborazione dei cittadini con i Carabinieri. Proprio in questo senso va la proposta lanciata dall’assessore comunale Enrica Sciullo, che ha preso parte alla conferenza al teatro italo argentino. In quella sede l’esponente politica della maggioranza ha ipotizzato e auspicato una sorta di «controllo sociale» da porre in essere in città, quartiere per quartiere, «tanto ci conosciamo tutti».
L’idea è questa, semplice nella sua genialità: «Ormai sappiamo che i ladri entrano in azione a colpo sicuro: quando usciamo a fare spesa, per andare a lavoro, in chiesa, in palestra, insomma quando non ci siamo. Se ciascuno di noi, come una sorta di rete sociale di sicurezza estesa, si preoccupasse di controllare le case altrui quando magari il vicino è fuori e di avvisare immediatamente le forze dell’ordine al primo volto estraneo, alla prima autovettura sospetta, questo meccanismo di controllo diffuso metterebbe sicuramente in difficoltà i delinquenti e malintenzionati».
Una sorta di videosorveglianza umana, vivente, fatta di persone che un tempo sarebbero state bollate come spione e ora invece potrebbero addirittura tornare utili. Se devo uscire per qualche ora, lasciando la casa sguarnita, posso avvisare il mio vicino o dirimpettaio chiedendo di buttare un occhio sulla mia proprietà. «Fare squadra, sentirsi ed essere una vera comunità che si aiuta nel momento del bisogno» ha insistito l’assessore Sciullo con la sua idea di controllo sociale diffuso. Non si tratta, appunto, di farsi gli affari degli altri, ma di mettersi a disposizione per un mutuo soccorso, un reciproco controllo finalizzato a rendere più difficile la vita ai ladri.
Francesco Bottone