«Riapriremo le sale operatorie del “Caracciolo”» annunciavano pomposamente Florenzano e Toma, creduti e applauditi solo dal sindaco Saia e dal vicesindaco assessore alla sanità Di Nucci. Due mesi dopo il laboratorio analisi di quello stesso ospedale viene declassato a centro prelievi, alla stregua di un distretto sanitario di base. Anche il più sprovveduto capirebbe che le due cose sono in netto contrasto tra loro. Si dice una cosa, se ne fa un’altra che va in direzione diametralmente opposta a quella annunciata. E’ propaganda, nella migliore delle ipotesi, ma l’espressione esatta da usare sarebbe “presa in giro” nei confronti di un territorio al quale la politica romana ha riconosciuto invece il diritto ad avere un ospedale di area particolarmente disagiata.
Evidentemente Toma e Florenzano quei documenti non li hanno letti oppure, molto più probabile, decidono deliberatamente di ignorarli e di andare nella direzione opposta. Perché la situazione è ormai diventata questa in quello che era un laboratorio analisi di un ospedale: si faranno i prelievi ad Agnone, che poi verranno trasportati ad Isernia per essere processati; una volta firmati dal dirigente di turno i referti potranno essere ritirati dagli utenti. E questo perché un medico del laboratorio di Agnone andrà a breve in pensione e deve fare le ferie non godute e, come da copione ormai consolidato, l’azienda sanitaria non ha provveduto alla sua sostituzione.
Come se l’Asrem non lo avesse saputo da sempre che quel medico, un dipendente aziendale, sarebbe arrivato al giorno della cessazione del servizio per pensionamento appunto. Manca personale, come sempre, e soprattutto manca personale qualificato, i medici, gli specialisti. Questo l’alibi, tra l’altro creato ad arte. Soluzione? Tagliare il servizio, o meglio ridimensionarlo, trasformando un laboratorio analisi in un più modesto ed economico punto prelievi. Un espediente per tirare a campare un altro po’, dando l’impressione di non aver creato chissà quale problema. In apparenza, infatti, per l’utenza non cambia nulla, almeno nell’immediato, perché «viaggeranno le provette verso Isernia e non le persone», ma gli effetti di questo declassamento si vedranno nel lungo periodo. Nemmeno troppo lungo in realtà.
Fino a qualche giorno fa quel laboratorio era in grado di effettuare un certo volume di esami all’anno, circa 500.000 nei tempi migliori, scesi a 100.000 negli ultimi anni. Ovviamente la chiusura progressiva di reparti e servizi, tradotta in meno pazienti e utenti, ha portato ad una drastica riduzione delle richieste per il laboratorio. Inoltre mancando un medico, alcuni di quegli esami che prima si facevano non potranno più essere effettuati, per questioni di protocolli di sicurezza o perché troppo costosi. E il numero complessivo scenderà ancora fino a quando sarà economicamente insostenibile per l’Asrem giustificare la presenza ad Agnone addirittura di cinque tecnici.
Toma e Florenzano a quel punto diranno che non si può tenere aperto un servizio per pochi esami. E il paradosso è che hanno perfettamente ragione nell’ottica del contenimento della spesa sanitaria. In fondo è quello che volevano, perché come insegnava qualcuno del settore, «gli ospedali si chiudono non togliendo i reparti, ma eliminando i servizi». Che faranno quei cinque tecnici in sovrannumero ad Agnone? Andranno via, in altre strutture sanitarie, con ordine di servizio prima, trasferendosi definitivamente poi. Facendo scendere la quantità e la qualità dei servizi erogati in quel che resta dell’ospedale di Agnone. Altrove, ad Atessa ad esempio, inaugurano a giorni nuovi reparti.
E tra l’altro il declassamento del laboratorio mette anche la parola fine anche alla questione, per certi versi grottesca, dell’annunciata riapertura delle sale operatorie, alla quale tra l’altro aveva fatto finta di credere solo Saia. Come si potrà operare ad Agnone se non c’è neanche un laboratorio analisi operativo e funzionante? Si aspetteranno i tempi tecnici per il trasferimento materiale dei campioni biologici fino a Isernia? Quale utente si affiderà al “Caracciolo” in queste condizioni? L’utenza andrà via, sempre di più. Un effetto domino innescato ad arte. E’ un copione già scritto anni fa, lo stanno solo mettendo in scena. Con Saia e i suoi fedelissimi che continuano ad applaudire.
Francesco Bottone