Le aree interne e i piccoli Comuni hanno un futuro oppure si devono rassegnare ad un lento declino fino a scomparire? E’ la domanda che è stata posta a Lino Gentile, sindaco di Castel del Giudice, in “trasferta” a Castiglione Messer Marino. Il primo cittadino del piccolo centro dell’Alto Molise è stato ospite nel corso di un comizio pubblico in piazza, davanti al Municipio, della lista che appoggia la candidatura a sindaco di Silvana Di Palma.
Introdotto dall’ex sindaco e candidato consigliere Emilio Di Lizia, il sindaco altomolisano è stato presentato come «esempio virtuoso di amministratore», come colui che «da un paese piccolo è stato in grado di creare tutta una serie di progetti e iniziative continue e costanti» che di fatto hanno invertito la tendenza allo spopolamento. Insomma, la cosa è semplice: Castel del Giudice ha tracciato la linea, ha dimostrato, nei fatti, che i piccoli Comuni non sono spacciati, ma lo spopolamento e il decadimento sociale ed economico si possono arrestare e addirittura invertire. Seguire, copiare persino, l’esempio e la «buona amministrazione» di Castel del Giudice, senza la necessità di dover inventare nulla. Semplice. Questa la posizione del gruppo “Pensiamo Insieme” che si candida ad amministrare Castiglione Messer Marino.
E invitato a salire sul palco durante il comizio, il sindaco Gentile non si è sottratto alla domanda scomoda e per certi versi provocatoria «le aree interne e i piccoli Comuni hanno un futuro oppure ci dobbiamo rassegnare ad un lento declino fino a scomparire?». «Non sono abituato ai comizi, perché nel nostro piccolo Comune dell’Alto Molise il confronto politico è meno solenne rispetto ad un comizio vero e proprio. – ha esordito Lino Gentile – Faccio il sindaco da venti anni e in venti anni qualcosa si deve pur vedere in termini amministrativi. Non si tratta della bravura del sindaco, ma della costanza dell’amministrazione nel raggiungere gli obiettivi che vengono fissati. Castiglione, a differenza di Castel del Giudice, non è un piccolo Comune perché ha ancora oltre mille e cinquecento abitanti. Il nostro è davvero un piccolissimo Comune, un “Comune polvere“, che venti anni fa era quasi giunto al punto di non ritorno. E quando ci si trova in situazioni prossime alla soglia del non ritorno, quando si sta spegnendo l’ultima luce, scattano dei meccanismi di auto tutela e auto gestione. Scatta il meccanismo che ti fa dire: ok, qui qualcosa dobbiamo fare. Non so se in questi venti anni ci siamo riusciti, ma qualche risultato importante è arrivato, perché abbiamo riacquistato la fiducia di fare le cose. E se le abbiamo fatte in una piccolissima realtà come Castel del Giudice, quelle stesse cose, simili, si posso fare in ogni Comune. Questo è un primo messaggio importante».
Sulla domanda iniziale, nello specifico, Gentile è stato ancor più chiaro: «Io sono un inguaribile ottimista e dunque credo che le aree interne si salveranno. E non lo dico sulla base di un ottimismo ingenuo, ma perché in questo momento c’è, come non mai in precedenza, una condizione straordinaria. Perché non c’è mai stata, fino ad ora, la consapevolezza che le aree interne fossero una opportunità per il Paese. Eravamo gli “sfigati” di questa terra, poi la pandemia e ora la guerra, con le sue conseguenze economiche e sociali, hanno spinto ad immaginare di cambiare il sistema economico del paese, di cambiarne il paradigma. Fino ad oggi siamo stati spettatori ininfluenti del sistema economico, siamo stati ai margini, ma adesso che è cambiato il paradigma, paradossalmente, l’essere stati marginali può essere per noi una opportunità. Perché nei piccoli Comuni delle aree interne si può sperimentare il futuro del paese. – ha sottolineato, tra gli applausi, il delegato nazionale dell’Anci – Noi non vogliamo piangerci addosso, ma vogliamo dare un contributo al Paese. E’ una sfida culturale, che vado ripetendo ogni volta che come delegato nazionale Anci mi confronto con i sindaci delle città importanti. Solo così vinciamo la sfida e possiamo essere considerati, ma dobbiamo essere pronti e capaci ad essere protagonisti. Trasformare le debolezze in elemento di forza. E, altra cosa importante, dobbiamo condividere le cose e i progetti, come territorio, perché da soli non si va da nessuna parte. Nel nostro piccolo Comune di trecento abitanti abbiamo fatto le compartecipazioni tra pubblico e privato e funzionano. Appena eletto la prima volta mi avvicinò un anziano e mi disse: “Per ogni persona che vuole fare qualcosa, in paese ce ne sono altre tre che non gliela voglio far fare”. E quindi bisogna prima di tutto lottare all’interno della comunità locale per rimuovere quegli ostacoli, con la costanza, l’intelligenza e la passione».
Cooperative di comunità e comunità energetiche, su questi altri temi ha insistito Lino Gentile, suggerendoli agli aspiranti amministratori locali, fino a quella che lo stesso sindaco di Castel del Giudice ha definito «imprenditorialità affettiva». «Il rovescio della medaglia dello spopolamento, – ha spiegato infatti Gentile – è rappresentato dai tanti nostri compaesani emigrati, andati via e che hanno fatto fortuna altrove. Sono una risorsa importante per le comunità locali e vanno assolutamente coinvolti in ogni progetto, in modo che possano diventare una grande possibilità di rilancio per la nostra realtà». Più che un comizio, dunque, una lezione, una sorta di seminario di buona amministrazione concentrato in pochi minuti, questo è stato l’intervento di Lino Gentile sul palco di Castiglione Messer Marino. Le aree interne non sono affatto spacciate, basta rimboccarsi le maniche e, se non si hanno altre idee, copiare quelle già trasformate in fatti concreti. Più facile di così…
Francesco Bottone