Nel corso della presentazione del libro “Maradona, un dio mortale” di Guido Donadio, che si terrà domani – venerdì 24 marzo – presso il museo internazionale della Campana saranno esposte le opere, dedicate al Pibe de Oro realizzate dagli artisti Enzo De Simone e Jorit Agoch, con quest’ultimo celebre per i suoi e murales che ne fanno uno dei più importanti interpreti della street art. Ne parliamo con Enzo De Simone, in arte Hen-ZO, artista agnonese, raffinato interprete di un’arte figurativa posta al crocevia tra pop-art, realismo e naif contemporaneo.
Che impressione ti fa vedere le tue opere accanto a quelli di Jorit?
“E’ un grande onore essere accostato a Jorit e quando mi hanno proposto questa esposizione mi sono commosso. Tra le prime cose che faccio ogni mattina è cercare in rete di vedere le sue ultime realizzazioni”.
Da dove nasce la tua passione per Maradona?
“Fin da piccolo mi ha sempre appassionato l’idolatria dei napoletani per Maradona, la sua santificazione che ne ha fatto oggetto di un culto pagano”.
Ti interessa il calciatore o l’uomo?
“Io tifo Milan, anche se i miei nonni erano tifosi del Napoli ed era lì che mi trovavo con loro, in gita, nella giornata del primo scudetto. Il mio interesse per lui non è tanto calcistico ma sociologico, antropologico, umano. Sono affascinato dai suoi eccessi, dalla sua personalità debordante, dall’essere diventato una bandiera di tutti i Sud del mondo”.
Nella sua travagliata esistenza spesso Maradona non si è comportato come un esempio da seguire.
“In questo caso credo che i bambini ed i giovani debbano guardare a quello che Diego ha saputo fare sul campo e non alla sua vita privata”.
Ma perché è stato così idolatrato?
“E’ la domanda del secolo. Maradona è conosciuto universalmente, come la Coca-Cola, è un fenomeno di massa. Forse questo è successo proprio perché ha giocato col Napoli, col Milan tutto questo non sarebbe successo. E’diventato una specie di santo perché ha riscattato anni e anni di umiliazioni sportive e sociali. E poi il personaggio era davvero un unicum, con una personalità da rockstar che gli ha fatto superare i limiti del calcio per farne un mito”.
C’è un grande interesse dell’arte contemporanea per lo sport. Tra le oltre 70 opere di artisti contemporanei esposte a Firenze, nella mostra “Reaching for the stars” a Palazzo Strozzi, è presente un lungo documentario incentrato sulla figura di Zinedine Zidane, inquadrato e rappresentato quasi nelle vesti di un eroe omerico.
“Zidane è stato un grande calciatore, ma non può essere paragonato a Maradona. E’ vero che le figure degli sportivi assumono caratteri mitici che inevitabilmente interessano gli artisti. Ricordo una foto di Cassius Clay, il pugile Mohammed Alì, resa seriale da Andy Warhol. E Maradona è una icona pop come Marilyn, la Coca-Cola, James Dean”.
Quali lavori esporrai?
“Ho pronte quattro tele tra cui quella con la Mano de Dios, il gol inflitto all’Inghilterra nei Mondiale 1986 con un fallo di mano passato alla storia del calcio e una decina di disegni. Queste opere costituiranno il corpus di una mostra che, rinviata più volte a causa della pandemia, dovrebbe aprire proprio a Napoli il 30 ottobre, il giorno del compleanno di Diego Armando Maradona. Per me si tratta di un ritorno, dopo la personale tenuta nel 2019 a Castel dell’Ovo”.
Italo Marinelli