«Siamo stati facili profeti quando, negli anni Ottanta, a fronte delle previsioni demografiche, lanciammo l’idea di una nuova regione “disegnata” sui confini dell’antico Sannio. Sembravamo un po’ dei visionari, ma i fatti di questi giorni ci stanno dando ragione. La stessa scelta di scegliere, quasi quarant’anni fa, la denominazione delle Forche Caudine per un’associazione di molisani e “sanniti” a Roma conferma la bontà di quell’orientamento».
È quanto scrive nel proprio sito istituzionale l’associazione dei romani d’origine molisana, nata proprio negli anni Ottanta quando i molisani residenti in regione erano oltre 50mila in più rispetto ad oggi, ma anche i molisani residenti a Roma erano 14mila più del numero attuale.
L’associazione, che lega l’atto di nascita della regione Molise «ad una furberia della Democrazia cristiana per ottenere un senatore in più nel feudo più sicuro di tutto lo Stivale», mette sotto accusa anche «una classe politica molisana in gran parte insignificante negli scacchieri nazionali e internazionali, legata strettamente al proprio campanile ed incapace di incidere a livello nazionale sia per i numeri rappresentati sia per la mancanza di grandi ambizioni personali».
La proposta di Forche Caudine non è cambiata in questi quasi quarant’anni: «Regione Sannio e non Molisannio, come propone Clemente Mastella, perché Molise e Sannio sono la stessa cosa» continua l’associazione che conta oltre duemila iscritti a Roma. «Unendo Molise, provincia di Benevento con analoghe caratteristiche morfologiche, identitarie e storiche, nonché la zona sannita di Alife, nel casertano, alcuni comuni del basso Abruzzo e dell’alta Puglia – continuano i molisani a Roma – si realizzerebbe una Regione numericamente dignitosa, da 700-800mila residenti».
«Il problema in tutti questi anni – conclude l’associazione – è che molti amministratori molisani erano terrorizzati soltanto all’idea di perdere la poltrona, gli emolumenti e l’orticello. Hanno sempre lavorato sulla difesa dell’esistente, con tanta retorica, ignorando le impietose tendenze, soprattutto demografiche, per il futuro. E purtroppo le previsioni Istat di quarant’anni fa sulla popolazione odierna sono stati persino più rassicuranti rispetto all’esodo in corso da tempo».