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  • Ospedale, la direttrice Matarante dell’Asrem annuncia il declassamento in “casa di comunità”

    L’isola che non c’è, quella di Bennato o di Peter Pan se si preferisce. Questo è venuto in mente a chi ha ascoltato giovedì pomeriggio, nella sala di Palazzo San Francesco di Agnone, la direttrice amministrativa dell’Asrem, Grazia Matarante. La dirigente dell’azienda sanitaria del Molise è salita fino ad Agnone per presentare al pubblico il fascicolo sanitario elettronico, ma la sua presenza è stata utile, si fa per dire, anche per fare il punto sulla situazione in cui versa l’ospedale “Caracciolo” di Agnone.

    Sollecitata in tal senso dal sindaco Daniele Saia, la terza figura della trinità sanitaria molisana, ha dichiarato e ribadito: «Confermo gli sforzi sovrumani che stiamo facendo per rilanciare l’ospedale “Caracciolo” di Agnone, in collaborazione con l’amministrazione comunale. Vi assicuro che questo ospedale non chiuderà, non può chiudere. Per un motivo molto semplice: perché con il decreto ministeriale 70 è considerato ospedale di area disagiata, è inserito nella rete ospedaliera e pertanto non si può chiudere per iniziativa dell’Asrem o della Regione. Questo vorrei che fosse chiaro».

    E fin qui la buona notizia: l’ospedale di Agnone, che in realtà è di tutto l’Alto Molise e addirittura del vicino Chietino e Vastese, non chiude. Quasi una rassicurazione, che sa però un po’ di bluff, perché se non c’è personale in grado di erogare servizi siamo alla famosa isola che non c’è. «L’ospedale “Caracciolo” non si chiude» ha scandito, insistendo, Grazia Matarante, quasi a voler rassicurare i presenti. «Non è questa l’intenzione dell’Asrem».

    Grida di giubilo si sarebbero dovute levare dall’uditorio, una cinquantina di persone appena in realtà e anche a stare larghi, ma subito la platea è stata gelata dal seguito delle comunicazioni della direttrice amministrativa. «Dalla fine del 2023 ad oggi abbiamo fatto più di seicento cinquanta procedure concorsuali per reperire medici e personale sanitario. In una regione come la nostra, seicento cinquanta procedure concorsuali sono davvero tante.

    Ma con quali risultati? Scarsissimi, perché le procedure vanno puntualmente deserte e a fronte di dieci posti a concorso se ne presentano due o tre e il più delle volte rifiutano una volta che hanno superato il concorso. Abbiamo provato ad assumere senza mettere la sede, – ha aggiunto Matarante – perché l’ospedale di Agnone è difficile da raggiungere. Diciamo ai medici tu vieni assunto per una sede Asrem, senza specificare se è il “Caracciolo” o il “Veneziale”. Nel momento in cui c’è però la stipula del contratto, a quel punto dobbiamo indicare la sede. E quando comunichiamo che il medico deve andare ad Agnone puntualmente la risposta è: no, io voglio andare o a Campobasso o a Termoli, piuttosto rinuncio».

    Riassumendo: bandi per le assunzioni quasi deserti, non appetibili evidentemente e anche chi vince il concorso poi rifiuta la sede di Agnone, perché probabilmente considerata disagiata o scarsamente gratificante dal punto di vista professionale. Un ospedale senza medici, questo è destinato ad essere il “Caracciolo”, come la famosa isola che non c’è di Peter Pan.

    La direttrice Matarante, rispetto a questo desolante quadro, qualcosa è riuscita a proporre: «Dobbiamo cercare di rendere attrattivo l’ospedale di Agnone, magari pensando di prevedere anche delle indennità specifiche. Una di queste potrebbe essere un alloggio gratuito per i medici». Espedienti già ideati e tentati dall’amministrazione comunale, ma con risultati piuttosto scarsi se non addirittura nulli. Poi Matarante ha illustrato quella che appare come l’unica possibilità concreta per la sopravvivenza del “Caracciolo”.

    «Abbiamo cercato di capire, attraverso i dati e i flussi, qual è la domanda principale della popolazione dell’Alto Molise. E’ il ricovero o l’attività ambulatoriale, quindi diagnostica e specialistica. Con i dati in nostro possesso abbiamo verificato che la stragrande maggioranza della domanda è orientata verso la specialistica ambulatoriale. Tenendo fermi i due punti che la Medicina e il Pronto soccorso non possono essere chiusi, allora potenziamo la specialistica ambulatoriale, anche con la piccola chirurgia. Che ci piaccia o no questa è la realtà. Il futuro è prendere in carico la cronicità qui sul territorio, quindi con le cosiddette case di comunità. I nostri sforzi sono tutti orientati verso questa direzione».

    Si tratterà poi di capire come la trasformazione in casa di comunità sia possibile alla luce della dichiarazione del Dm 70 che indica il “Caracciolo” come ospedale di area particolarmente disagiata, ma questo, evidentemente, è compito della direzione strategica dell’Asrem di cui fa parte anche la direttrice Matarante.

    Francesco Bottone

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