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  • Abbuffate di Natale: 500mila tonnellate di cibo andranno buttate. Maglia nera per l’Abruzzo

    Il Natale è tradizionalmente il momento dell’eccesso, soprattutto in Italia dove in occasione delle feste si esagera spesso con cibi e vini. Queste celebrazioni natalizie golose hanno così un effetto dannoso sul pianeta di cui stiamo consumando le risorse a tempo di record, ogni anno sempre di più: a mettere in evidenza questo aspetto spesso trascurato è Ener2Crowd, la prima piattaforma italiana di lending crowdfunding energetico, che in occasione di questo Natale 2019 invita i cittadini a rendere le feste più eco-sostentibili.

     

    In particolare lo spreco alimentare somma annualmente in Italia 17 miliardi di euro, pari all’1% del pil, di cui 14 miliardi di euro dissipati per il cibo già prodotto e gettato e 3 miliardi di euro per lo spreco di filiera e distribuzione.

    «Insomma ogni italiano butta via mediamente 800 grammi di cibo a settimana, per un valore di 17 euro mensili pro-capite» puntualizzano gli analisti di Ener2Crowd. «Se ogni italiano -proseguono- dedicasse l’esatto valore dello spreco di 12 mesi alla sostenibilità a progetti pensati per il progresso del Pianeta, questi rappresenterebbero un tesoretto di circa 13 miliardi di euro in grado di crescere del 6% all’anno».

    Ma se analizziamo i dati del periodo natalizio scopriamo che si getteranno via oltre 500 mila tonnellate di cibo, corrispondenti ad oltre 80 euro per gruppo familiare che vanno in fumo inutilmente, portando anche ad un’impennata del livello di inquinamento «perché ogni tonnellata di rifiuti alimentari produce 4,2 tonnellate di CO2» spiegano gli esperti.

    «Ma lo sperpero nelle case degli italiani è al suo punto massimo tra Natale e Capodanno, quando ogni famiglia sprecherà 120 euro in Abruzzo, 115 euro nel Lazio, 112 euro in Lombardia e via dicendo» spiegano gli analisti di Ener2Crowd.

    In cima alla classifica delle regioni meno virtuose, seguono la Liguria con uno spreco alimentare di 105 euro a famiglia, la Campania (100 euro) e la Toscana (88 euro).

    E, poi ancora, il Veneto (81 euro), la Calabria (78 euro), l’Umbria (76 euro), la Sicilia (75 euro), l’Emilia Romagna (74 euro), la Sardegna (72 euro), la Puglia (70 euro), il Piemonte (68 euro), la Basilicata (66 euro), le Marche (65 euro) e il Molise (64 euro).

    Scendono invece intorno ai 60 euro -e sono quindi le 3 regioni più virtuose- il Friuli Venezia Giulia (62 euro), la Valle d’Aosta (60 euro) ed il Trentino Alto Adige (59 euro).

     

     

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