«Dilettanti allo sbaraglio. Prima l’Atc sospende le squadre e i cacciatori di selezione che non hanno raggiunto il venti per cento degli abbattimenti previsti, poi, a distanza di giorni, ci ripensa, e invia a tutti i cacciatori interessati un modulo con il quale chiedere di essere riammessi, dando giustificazione del motivo per il quale non si è riusciti ad abbattere la percentuale prevista».
Angelo Pessolano, presidente provinciale dell’ArciCaccia Chieti, non le manda certo a dire all’indirizzo della presidenza dell’Ambito territoriale di caccia del Vastese, che sulla caccia di selezione «sta facendo il solito casino».
Qualche giorno fa, infatti, l’Atc guidato da Marco Scarpone, ha sospeso metà delle squadre presenti sul territorio “colpevoli” di non aver effettuato il venti per cento degli abbattimenti previsti. «In alcuni casi si trattava di abbattere il 20 per cento di due animali complessivi di cui consta il piano di prelievo. – continua ironico Pessolano – Probabilmente i cacciatori di quelle squadre non sono riusciti a calcolare il venti per cento di due cinghiali: una spalla o forse un prosciutto? Sospensione, tra l’altro, non notificata, ma comminata sulla base di un messaggio sul telefono inviato dall’Atc. Nutro dubbi anche sulla legittimità dell’operazione, visto che probabilmente sarebbe stata necessaria una notifica ufficiale. Oggi, con lo stesso messaggino in chat, l’Atc fa circolare un modulo da riempire per la riammissione. Nel frattempo le squadre sospese non hanno operato, né mi risulta siano intervenuti i cacciatori a rotazione come invece auspicato dall’Atc; risultato finale l’azzeramento degli abbattimenti. E tra pochi giorni scade il termine entro il quale bisognava raggiungere il sessanta per cento del piano di prelievo. Nessuna delle squadre sospese e ora invitate a chiedere la riammissione riuscirà, in tre o quattro giorni appena, ad arrivare alla soglia prevista. Siamo al ridicolo».
Sente puzza di sabotaggio, insomma, il presidente dell’ArciCaccia. «L’Atc Vastese non ha attivato la caccia di selezione da febbraio, come richiesto dalla Regione Abruzzo. Ora questa pantomima delle sospensioni e ora delle riammissioni a tre giorni dalla scadenza della data entro il quale abbattere il sessanta per cento. Poi che faranno? Bloccheranno tutto di nuovo? Tra l’altro, è opportuno ricordarlo, i cacciatori non sono alle dipendenze della Regione, né degli Atc e quindi escono in selezione se e quando ne hanno voglia e tempo. Senza considerare che il piano di prelievo è stato raddoppiato con un tratto di penna, a tavolino, per il timore della peste suina africana: si è passati dai primi settecento-ottocento animali, quelli decisi dopo i censimenti, ad oltre mille e cinquecento attuali da abbattere, senza che sul territorio ci sia stato alcun caso di Psa. Badate bene, tutti questi animali non ci sono proprio sul territorio. Facciamo un censimento serio, per avere una stima reale delle presenze, senza sparare numeri al lotto. Anche sui danni denunciati, non c’è alcun controllo di riscontro: la Regione paga i danni sulla base delle dichiarazioni, senza controllare affatto. Mi pare una gestione davvero approssimativa e dilettantistica».