«Una famigliola di cinghiali è stata massacrata giovedì nelle campagne di Cunardo, provincia di Varese. Se ne sono accorti alcuni abitanti del luogo, che hanno documentato la strage, filmando le carcasse della scrofa e di tre dei cinque cinghialini che la seguivano, freddati su un campo a fieno, vicinissimi alla strada ciclabile». E’ quanto si legge, quasi increduli, in un comunicato stampa firmato da varie sigle animaliste in merito ad operazioni di controllo della fauna selvatica autorizzate e normate dalla legge.
«L’orribile gesto» è divenuto oggetto di una lettera-esposto alla Procura di Varese, ai Carabinieri forestali, alla polizia provinciale e alla polizia comunale, firmata da Enpa, Gaia, Lac, Lav, Legambiente, Leidaa, Lipu, Lndc, Oipa, Pronatura, Wwf Italia e dall’associazione Rifugio Miletta, che per prima ha diffuso il video. Nel testo si segnala alle Autorità la «palese violazione della legge nazionale e di specifiche normative regionali. In particolare, – afferma l’esposto – non sono state rispettate le distanze minime di sparo da abitazioni e strade, anche con riferimento al tipo di arma utilizzata, e la traiettoria degli spari era indubbiamente pericolosa. Ad aprire il fuoco con una carabina, secondo una prima ricostruzione, sarebbe stato un agente della polizia municipale su richiesta del conduttore del fondo, per alcune grufolate di minima entità. – spiegano gli animalisti – Le associazioni chiedono alle Autorità competenti di disporre gli opportuni accertamenti in relazione ai fatti esposti, mediante sequestro delle carcasse degli animali, esame autoptico ed esame balistico, valutando – e qui si resta increduli nel leggere tali richieste – anche l’eventuale configurazione del delitto di uccisione di animale, avendo l’autore del fatto, con crudeltà e senza necessità abbattuto cinghiali, in specie una madre e tre cuccioli che facilmente avrebbero potuto essere allontanati».
Il tutto mentre l’intero settore agricolo del Paese viene devastato dalle incursioni sulle colture in atto da parte dei voraci ungulati, senza contare gli incidenti stradali cagionati dalla fauna selvatica. Problemi che solo gli animalisti non vedono.
«Vergogna. – afferma la presidente di Leidaa, Michela Vittoria Brambilla. – Di fronte a tanta gratuita crudeltà – spiega – c’è da restare attoniti. Ma non inerti. E’ inaccettabile che si possano commettere atti così crudeli e ignobili nei confronti di poveri animali indifesi, una madre e tre cuccioli che avevano tutto il diritto di vivere la propria vita. E’ ora di finirla con la persecuzione dei cinghiali che, come tutte le altre creature del bosco, vedono ridotto il proprio habitat dalla presenza e dalle attività dell’uomo. Con gli animali selvatici dobbiamo imparare a convivere, basta con le sparatorie da Far West».