Nel corso della riunione tecnica di coordinamento delle Forze dell’Ordine del Chietino presso la Prefettura, si è proceduto ad un approfondito esame della normativa inerente la commercializzazione di canapa e delle disposizioni inerenti l’uso di sostanze stupefacenti, alla presenza dei Procuratori della Repubblica dei Tribunali di Chieti, Lanciano e Vasto, finalizzato a porre in campo una efficace azione di controllo riguardo le attività di commercializzazione e di messa in vendita al pubblico di varietà di canapa non ricomprese nel campo di applicabilità delle “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa“.
Come noto, in Italia la normativa consente la coltivazione agroindustriale della canapa esclusivamente per alcune specifiche varietà della pianta, dalle quali è possibile ottenere solo prodotti dettagliatamente indicati nella medesima legge, per esempio alimenti, cosmetici, semilavorati, oli e carburanti per industrie, per bioedilizia, materiale finalizzato alla fitodepurazione per bonifica di siti inquinati.
Nonostante dalla coltivazione ammessa non possono essere lecitamente ottenuti prodotti diversi da quelli puntualmente elencati e, in particolare foglie, inflorescenze, olio e resina, sempre più spesso si assiste alla commercializzazione di derivati e di infiorescenze della cannabis, del tipo non ammesso dalla normativa vigente, ma impropriamente pubblicizzato come consentito, con relativa crescita del mercato di sostanze illegali.
Il Consiglio Superiore della Sanità ha sottolineato che l’impiego di simili preparati, erroneamente percepito come legale, rischia di tradursi in un danno grave per la persona.
La Corte di Cassazione, Sesta Sezione Penale, rappresenta che la liceità della cannabis è circoscritta alla sola coltivazione e destinazione di prodotti consentiti, concludendo che “la presenza di un principio attivo sino allo 0.6% è consentita solo per i coltivatori, non anche per chi commercia i prodotti derivati dalla cannabis” (Sez.6, n. 56737 del 27/11/2018, Ricci et plurimis).
Sulla questione le Sezioni Unite della Suprema Cassazione (Sentenza n. 30475 del 30 maggio 2019) hanno escluso in maniera perentoria l’applicazione della Legge n. 242/2016 al commercio della cosiddetta “cannabis light”, affermando in particolare che la cessione, messa in vendita ovvero commercializzazione a qualsiasi titolo di cannabis sativa L. e, in particolare , di foglie, inflorescenze, olio e resina, ottenuti dalla coltivazione della predetta varietà di canapa, non rientrano nel novero delle attività consentite dalla stessa legge.
Nella stessa pronuncia viene, altresì, chiarito che tali condotte configurano estremi di reato di cui all’art. 73 del D.P.R. n. 309/1990, anche a fronte di un contenuto di THC inferiore ai valori indicati dall’art. 4, commi 5 e 7 della citata legge n. 242/2016, salvo che detti derivati siano in concreto privi di ogni efficacia drogante o psicotropa, secondo il principio di offensività.
Sulla stessa linea interpretativa si ricorda la più recente pronuncia della Corte Suprema di cassazione Sez. III Penale, che con sentenza del 13/05/2020 n. 14735 ha ribadito che “il commercio o anche solo la messa in vendita di cannabis costituisce reato a tutti gli effetti previsto dal DPR n. 309 del 1990, art. 73 commi 1 e 4” e, analogamente la sentenza n. 19990, Sezione III della medesima Corte, emessa in data 03/07/2020
Dalla riunione in questione è, pertanto, emersa la necessità di procedere:
- a una adeguata campagna di informazione, anche a mezzo stampa, diretta a far comprendere con precisione i contenuti della normativa di riferimento e consentire a tutti di poter avere piena contezza di ciò che è lecito e ciò che è vietato;
- a una corretta informazione preventiva degli esercenti in merito all’effettuazione di specifici controlli diretti alla verifica del rispetto della normativa in materia, allo scopo di implementare una corretta e partecipata commercializzazione di tali sostanze, nel rispetto della legge;
- alla predisposizione, a cura delle Forze di Polizia, di un articolato piano di controlli, che avrà inizio a far data dal 15 giungo 2023.