«Ho già pronto un emendamento per la modifica dell’articolo 44 della legge sulla caccia; lo presenteremo nel corso della prossima seduta del Consiglio regionale». Parola di Emanuele Imprudente, vicepresidente della Regione Abruzzo e assessore all’Agricoltura e alla Caccia, che replica così alle polemiche dei giorni scorsi contro la maggioranza per aver affossato l’attività di controllo dei cinghiali in un momento particolarmente delicato per le produzioni cere-agricole.
«Nel corso dell’ultimo Consiglio regionale non c’è stata la possibilità di presentare l’emendamento, perché all’ordine del giorno c’erano tutti atti amministrativi. – spiega alla redazione dell’Eco l’assessore Imprudente – Ma, ripeto, provvederemo a inserire e mettere a votazione l’emendamento nel corso della prima o al massimo la seconda seduta utile del Consiglio. O questo martedì o il prossimo». E’ chiaro, dunque, l’assessore Imprudente, rispetto all’annunciata modifica della norma che permetterà nuovamente alla Polizia provinciale di avvalersi, nelle operazioni di controllo della specie cinghiale, del personale volontario rappresentato dai cacciatori opportunamente formati.
Un dietrofront tardivo, quello annunciato dall’assessore Imprudente, secondo buona parte del mondo agricolo, che non impedirà ai cinghiali di devastare le colture in atto non ancora raccolte. Ritardi e manovre di palazzo imputabili non tanto all’assessore Imprudente, quando alla presidenza della commissione competente, più “sensibile” agli ordini che provengono da una ben nota parte politica, di una precisa area territoriale d’Abruzzo, che a sua volta riceve le imbeccate e i suggerimenti di una altrettanto nota frangia del mondo venatorio notoriamente ostile alle operazioni di controllo della fauna selvatica.
E mentre si aspetta la modifica e il ritorno alla “normalità”, si moltiplicano le segnalazioni e le richieste di intervento alla Polizia provinciale anche da parte dei sindaci. Branchi di cinghiali che si avvicinano sempre di più ai centri abitati, rappresentando un problema che attiene anche alla pubblica incolumità e rispetto al quale, al momento, la Polizia provinciale, ha le mani legate.