All’indomani dell’annuncio della Riello di Cepagatti, che chiude, licenzia 71 dipendenti e vola in Polonia, interviene Michele Lombardo, segretario generale della Uil Abruzzo: «Va ribadito con grande chiarezza che l’Abruzzo, nonostante le varie crisi dell’ultimo ventennio, è e rimane una regione a forte vocazione industriale. Ci sono grandi gruppi, sia multinazionali sia italiani, che concorrono in maniera molto elevata non solo al pil abruzzese ma anche all’occupazione. In questi ultimi mesi, però, sta accadendo qualcosa di importante: il trend negativo che sta colpendo l’industria abruzzese, che pensavamo potesse essere dovuto alla crisi del covid, di fatto smaschera la propensione di alcune realtà industriali ad andare via non per crisi di prodotto o di mercato o aziendali, ma semplicemente perché scelgono di produrre dove è più vantaggioso per loro. Sono vere e proprie delocalizzazioni selvagge. La Riello è solo l’ultimo caso. Non dimentichiamo la vicenda della Brioni di Penne, con l’azienda che sta rimettendo in discussione un accordo firmato al ministero del Lavoro, o la Denso di San Salvo o la Pilkington di Vasto, passando per le delocalizzazioni che stanno interessando il Teramano, fino alla questione madre di tutte le vicende, vale a dire Stellantis».
A proposito di Sevel, Lombardo rimarca che «il problema può sembrare solo di livello occupazionale ma non è così. Riguarda il futuro dello stabilimento abruzzese: che ruolo avrà nella strategia delle nuove produzioni industriali legate all’avvento dell’elettrico e anche del nuovo Ducato? Potranno convivere senza problemi lo stabilimento polacco e quello di Atessa? In breve, noi oggi siamo ancora in tempo per anticipare gli eventi e non aspettare che ci travolgano. Per questo, abbiamo deciso di chiedere con Cgil e Cisl un incontro urgente al governatore Marco Marsilio proprio sulla situazione del tessuto industriale abruzzese, in quanto riteniamo che la Regione debba concorrere a tutelare il nostro sistema industriale. Inoltre, come Uil spingiamo affinché il disegno di legge Orlando contro le delocalizzazioni selvagge veda la luce: non è più accettabile che realtà multinazionali e italiane agevolate con contributi dello Stato decidono di chiudere e andare via. È sicuramente una proposta di legge che può essere migliorata, ma è necessaria, per far capire che l’Italia non è una giungla ma un Paese democratico dove ci sono regole pensate per il bene della vita sociale e occupazionale. Proprio perché l’Abruzzo – conclude Lombardo – è una regione con una presenza industriale sviluppata rischia di pagare un prezzo troppo alto. Se non ci muoviamo subito, sarà la catastrofe».