CASTEL DI SANGRO – E’ stata inaugurata questa sera, presso la Pinacoteca Patiniana a Castel di Sangro, la personale itinerante di incisione calcografica dell’artista sannita Lina Boffa dal titolo rappresentativo: “Dentro il Segno”. Un evento narrato da: Fatima Memeti e Simone De Capite (Liceo Turistico Patini – Castel di Sangro) con la presentazione della dottoressa Anna Tucci, storico d’arte. La mostra già stata ospite di altre sedi, come “Le Scuderia di Villa Favorita a Ercolano (NA) lo scorso anno dal 10 al 20 aprile 2016.
L’esposizione proseguirà fino al 22 luglio.
Un titolo suggestivo “Dentro il Segno”, ma legato alla realtà concreta che purtroppo sono pochi gli artisti che si dedicano con amore e devozione a questa tecnica certosina. Oltre alle incisioni scelte nell’arco del lavoro trentennale, sono presentate alcune opere inedite, realizzate appositamente per la mostra.
La pinacoteca Patiniana ha di sua proprietà più di 40 incisioni originali dell’artista partenopeo Salvator Rosa. L’evento avrà come scopo quello di evidenziare gli aspetti legati alla grafica dell’incisione come genere innovativo, permettendo al fruitore contemporaneo di ricostruire, anche dal punto di vista tecnico, il filo conduttore che si illustra dall’incisione classica a quella contemporanea sperimentale. Un incontro e riallaccio tra il grande artista del ‘600 Salvator Rosa, il quale fu uno dei primi a cimentarsi nella tecnica dell’acquaforte, e seppe sfruttarne al massimo le possibilità espressive, e un’artista contemporanea Sannita), napoletana di adozione, altrettanto versatile e senza limiti.
Lina Boffa è un’artista contemporanea, nata a Pesco Sannita (BN) il 2 giugno 1968.
Il suo interesse si focalizza piuttosto sulla trama e il colore della materia, cercando nel contempo di salvaguardare l’armonia complessiva dell’immagine. Attraverso questo procedimento esplora le potenzialità energetiche ed evocative della materia nuda e cruda, del tutto autonoma, svincolata da un’immagine. Le incrostazioni di materia pittorica, che sembrano sospese nel vuoto, diventano quindi metafora di una ricerca esistenziale.