«Conoscere la reale situazione in cui versa la Diga di Chiauci, la quantità di acqua presente nell’invaso e quali opere sono state appaltate negli ultimi tre anni dal Consorzio di Bonifica Sud di quelli prescritti dall’Ufficio Tecnico per le Dighe del Ministero dell’Infrastrutture».
Queste le domande che il Presidente della Commissione Vigilanza e Consigliere regionale Mauro Febbo rivolge al Commissario Franco Amicone. «Dalla lettura del verbale – spiega Febbo – relativo alla visita di vigilanza del funzionario incaricato del Ministero presso la Diga di Chiauci, emerge come permangano diverse criticità tra cui impedimenti all’avanzamento degli invasi sperimentali e i necessari adempimenti per la corretta gestione dell’opera. Infatti nello specifico nella relazione del 5 aprile scorso è evidenziato come la quota invaso autorizzata è di 738metri s.l.m., quella invece autorizzata nel 2016 e 2015 era pari a 740 metri. Due metri di altezza in più, calcolati sulla superficie complessiva della diga, sviluppa milioni metri cubi di acqua!!! Mentre assume particolare rilievo la necessità di procedere alla rimozione dei massi presenti nell’alveo e il disgaggio di quelli instabili. Viene inoltre evidenziato il permanere del pericolo di caduta massi lungo la strada che dallo sblocco dello scarico di fondo porta al cancello di ingresso. Infine, cosa più mortificante, è che la diga continua a rimanere in fase sperimentale, senza avanzamento dei lavori ma addirittura con retrocessione. Sono tre anni che D’Alfonso e i vari Commissari annunciano finanziamenti da parte del Ministero, della Regione Abruzzo e della Regione Molise. Addirittura l’opera della Digha di Chiauci è stata inserita all’interno del Masterplan che sembra essere ormai la panacea delle incompiute della Regione Abruzzo.Tutte bugie, poiché non riescono ad appaltare neanche l’intervento di rimozione dei massi; infatti la quantità di acqua accumulata quest’anno sarà minore rispetto agli anni precedenti. Oggi mi preme capire se la Diga è capace di supportare la stagione estiva e quindi rispondere alle esigenze del settore agricolo, turistico e industriale o se c’è il reale rischio di criticità, sempre che non ci sia la necessità di intervenire prioritariamente per quello umano. Pertanto – conclude Febbo – è urgente comprendere lo stato di salute dell’invaso di Chiauci e, soprattutto, conoscere lo stato di avanzamento del cronoprogramma dei lavori che il Consorzio di Bonifica sud è chiamata a svolgere. Anche su quest’opera il governo regionale aveva promesso finanziamenti ed interventi celeri invece assistiamo da troppo tempo ad uno stallo dei lavori».