«Non posso che ritenermi ampiamente insoddisfatto della risposta alla mia interrogazione». La secca replica di Andrea Greco. «Ho chiesto espressamente se esiste un atto formale, delibera o protocollo che autorizzi o disciplini tale modifica operativa, quella della demedicalizzazione del 118 di Agnone, e, in caso affermativo, di trasmetterne copia al sottoscritto. – ha continuato l’esponente della minoranza – Al momento risulta, anche da quello che ha riferito il sottosegretario Niro, che la demedicalizzazione sia avvenuta di fatto, ma chiedo a voi consiglieri: è possibile, secondo voi, scrivere una cosa del genere? Cioè che non ci sono medici e dunque di fatto il servizio resta senza medico a bordo. La pubblica amministrazione parla per atti, per provvedimenti. Io sono stato al “Caracciolo”, in direzione sanitaria, per accertarmi che non fosse arrivata una nota operativa».

Documento che non c’è, perché, appunto, come sostiene Greco, non emesso dall’azienda sanitaria. «Questo si traduce che in alcuni giorni in tutta la struttura ospedaliera di Agnone c’è un solo medico, il quale deve occuparsi sia della Medicina, che del servizio di emergenza urgenza. – ha ripreso Greco – Se in qualche momento si verificano due criticità, una a Medicina, l’altra al Pronto soccorso, qualcuno mi sa dire come deve operare un medico? Cosa succede in quella circostanza? Come devono essere gestite due emergenze concomitanti? Di chi è la responsabilità di ciò che accade? Cosa andranno a dire i medici ai magistrati? Sottosegretario Niro lei ci ha informato che non ci sono atti che disciplinano quello che deve avvenire in termini di setting assistenziale. L’Asrem non ha disposto l’eliminazione di un altro importante tassello di dignità dell’Alto Molise, sapete perché? Perché già sapeva che lo avremmo impugnato. Un eventuale atto dispositivo aziendale sarebbe stato certamente oggetto di impugnativa. E l’azienda, in tal senso, non ha ricevuto neanche particolari pungoli da parte dell’amministrazione locale. Sembra che questo non li riguardi, invece io credo che togliere un medico nell’unico presidio di area particolarmente disagiata sia l’ultimo affronto e l’ultimo sfregio ad una popolazione che viene costantemente e ripetutamente umiliata. Roberti, come Toma, fa turismo sanitario, ama andare in giro per ospedali, per dire cose poi puntualmente disattese. In quell’occasione il presidente Roberti fece la promessa di riportare i medici, riaprire le sale operatorie, riportare servizi. La verità è che l’ospedale di Agnone sta morendo per consunzione. Abbiamo dovuto subire l’umiliazione e la beffa politica di Roberti che arriva al “Caracciolo” a dire non vi preoccupate, ma nei fatti il presidio di area disagiata di Agnone non è mai stato così lontano da quel decreto 70. Se si mette Agnone al pari di altri nosocomi, allora sì che i medici tornerebbero. Senza più servizi è chiaro che la struttura ospedaliera non è attrattiva neanche per i medici, figuriamoci per i pazienti. Il “Caracciolo” finì sulla copertina de “L’Espresso” perché era l’unico ospedale in attivo, che faceva tanta mobilità attiva. Oggi è un contenitore vuoto e la colpa è solo e soltanto della politica».
Francesco Bottone