Da infaticabile ricercatore don Erminio Gallo, docente e storico della Chiesa e parroco di Torrebruna (CH) della diocesi di Trivento (CB), ha pubblicato di recente il volume Il cardinale Antonio Carafa e il suo secolo, Libreria Editrice Vaticana, 2021, nel quale racconta la vita e l’impegno riformatore del cardinale che onora Montefalcone nel Sannio (CB), dove è nato il 21 marzo 1538, il circondario e soprattutto la Chiesa.
Uomo di fede, di eccelse virtù, di grande levatura spirituale e rigore morale, di vasta e profonda cultura, chiamato dai papi a impegni di prima linea, ha risposto con intelligenza, dedizione e saggezza.
Il titolo chiarisce che hanno un ruolo importante i protagonisti del secolo XVI, vescovi, cardinali, religiosi, persone erudite, sovrani, marchesi e principi, responsabili di ordini monastici con i quali il Carafa aveva una fitta corrispondenza e dai quali aveva rispetto e stima per la sua forte personalità e per tenersi lontano dagli sfarzi e dagli onori.
Creato cardinale di sant’Eusebio a Roma dal papa Pio V il 24 marzo 1568, alla vigilia del trentesimo compleanno, è stato subito impegnato a dare apporto alla riforma del Concilio di Trento (1545-1563). L’impegno è continuato con i papi Gregorio XIII (1572-1585), Sisto V (1585-1690) e Gregorio XIV con l’obiettivo di stimolare, insieme con le sue relazioni sociali e spirituali, un rinnovato slancio di vita cristiana. Questo spiega la considerazione di figura esemplare.
Dopo il conseguimento della laurea in diritto canonico e civile il 23 ottobre 1566, era intento ai suoi studi a Padova, città amata, dalla quale ha dovuto allontanarsi, con sommo dispiacere, per soggiornare alcuni anni a Montefalcone nel Sannio, nell’eremo francescano di san Bernardino da Siena. Il soggiorno gli ha creato l’ambiente ideale sia per la salute sia per gli studi filosofici sia per il raccoglimento interiore, e per dedicarsi alla traduzione dal greco al latino dei commentari dei cinque libri di Mosè. E a Montefalcone è rimasto tanto legato che nel testamento gli ha assegnato alcuni benefici.
Orgogliosa la comunità di Montefalcone gli ha espresso le congratulazioni e la gioia di grandi e piccoli (31 marzo 1568); orgoglioso anche il circondario se il marchese di Bucchianico di San Buono gli ha messo a disposizione una giumenta e Giovan Battista Gagliardo lo ringraziava per essere stato chiamato a Roma a suo servizio. Tra le numerose visite nelle varie diocesi d’Italia non ha fatto mancare quella a Trivento.
Il Carafa ha espresso gratitudine al suo maestro cardinale calabrese Guglielmo Sirleto, e importante relazione epistolare su temi religiosi, spirituali, culturali e organizzativi ha intessuto con San Carlo Borromeo arcivescovo di Milano.
Incaricato di dire la sua su problemi di corruzione e disciplina monastica, è sempre intervenuto con decisione dimostrando umanità e severità. Dava sempre risposte alle richieste di aiuto per questioni religiose.
Dal ruolo importante che ricopriva dimostrava visione ampia dell’azione della Chiesa; riservava particolare attenzione ai luoghi sacri; ha fatto sistemare la statua della Pietà di Michelangelo in un luogo più dignitoso e accessibile della basilica vaticana allo scopo di agevolare l’accesso dei fedeli per favorirne una maggiore devozione.
Dal 1578 al 1580 ha fatto costruire nell’agro di Frascati l’attuale Villa Grazioli.
Sicuramente rientra nel programma di evangelizzazione dei popoli l’attenzione riservata alla nuova edizione della Volgata voluta da Sisto V ed egli, da presidente della commissione preposta, l’ha realizzata in quattro anni. Per alcune modifiche apportate dal papa Sisto V e non condivise perché ritenute infelici, il Carafa, in virtù della sua cultura e della sua autorevolezza, espresse la sua disapprovazione sostenendo che nemmeno «un papa riguardo alla Sacra Scrittura può permettersi di aggiungere o mettere e cambiare».
L’incarico e l’impegno più importanti riguardano la presidenza della Sagra Congregatio cardinalium Concilii Tridentinii interpretum tenuta dal 1580 fino alla morte per l’attuazione dei decreti disciplinari, l’interpretazione delle sentenze conciliari e la soluzione di contenziosi. È soprattutto questo lavoro che gli ha creato la fama di riformatore della Chiesa. Per le sue virtù intellettive morali e spirituali era molto ascoltato dai Maroniti, di cui era protettore e ai quali ha spiegato il modo di recitare il Rosario e il significato dei misteri, ed ha inserito nel compendio una riflessione sulla colpa e sulla pena. Anche ai membri della Compagnia di Gesù ha prestato aiuto così come era legato alla Congregazione Olivetana.
Il volume, di ben 640 pagine, riporta passaggi significativi della fitta corrispondenza con vescovi e arcivescovi di tutta Italia, con i vari ordini religiosi e un sonetto dedicatogli da Torquato Tasso alla sua morte (13 gennaio 1591) a dimostrazione, nonostante che non si interessasse di politica, dell’attenzione con cui era seguito. Vale la pena ricordare che il XVI secolo annovera personalità culturali straordinarie.
Non la visibilità ̶ diremmo oggi ̶ ricercava, ma il risultato finale e da persona umile e colta il Carafa ebbe la virtù di sapersi circondare di uomini dottissimi da utilizzare per lo scopo e nello stesso tempo da valorizzare, sempre e ad esclusivo vantaggio della Chiesa.
Occupatosi già nel 2014 del Carafa con il libro L’attività della sagra Congregazione del Concilio in Abruzzo e in Molise ad opera del cardinale Antonio Carafa (1569-1590), Palladino Editore, Campobasso, l’autore, attraverso questo volume, lascia intuire che c’è ancora materiale da scoprire per far conoscere e amare una figura molisana di statura nazionale.
Rodrigo Cieri