«Di me hanno scritto “nato da un padre che eccelleva per saggezza, e insigne guerriero e condottiero egli stesso”, ma ero soltanto un uomo fiero di appartenere ad un popolo indomito e valoroso. Sono trascorsi oltre ventitré secoli dall’evento che si svolse in questi luoghi, ma è ancora vivido il ricordo. Proprio qui, dove ora siete voi, popoli di Arpaia e di Pietrabbondante, accerchiammo le legioni romane e le sottoponemmo alla più umiliante disfatta della storia dell’impero. Siamo nei luoghi delle Forche Caudine».
La pelle d’oca tra i presenti, lontani e indegni discendenti del popolo italico di pastori guerrieri che osò resistere all’arroganza di Roma. Le parole sono probabilmente di fantasia, ricostruite dall’associazione culturale “Officina Sociale Pro Arpaia“, e messe in bocca alla gigantografia o meglio al possente murales che rende onore alla memoria di Gaio Ponzio, generale generale sannita, vincitore dei Romani alle Forche Caudine nel 321 avanti Cristo. Nei giorni scorsi ad Arpaia, piccolo Comune del Beneventano, pieno Sannio dunque, il disvelamento al pubblico, in via Corte dei Cavalieri, del murale nato dalla collaborazione tra l’associazione Officina Sociale Pro Arpaia e il Comune stesso di Arpaia.
L’opera d’arte si colloca nel solco del progetto di riqualificazione artistica del centro storico di Arpaia, iniziato lo scorso anno e presentato nel corso dell’evento di “rigenerazione della memoria” denominato “AnticaMente”. L’inaugurazione ha ottenuto anche il patrocinio del Comune di Pietrabbondante, in provincia di Isernia, Alto Molise, dove è custodita la statua originale del guerriero sannita che ha fornito agli artisti caudini, Naf-mk e NINAkANIN, l’ispirazione il soggetto dell’opera di street art.
«Accolti con caloroso affetto abbiamo partecipato all’inaugurazione di uno spettacolare murale in uno degli angoli più belli di Arpaia. – racconta il sindaco di Pietrabbondante, Antonio Di Pasquo – Quanta emozione nel vedere il nostro guerriero rappresentato in una vera propria opera d’arte e percepire la partecipata ammirazione di tutti. È lì, fiero ambasciatore di questa terra, ad incantare tutti con la sua immagine, suscitando emozioni uniche e il desiderio di venire a trovarci. Pietrabbondante splendida realtà ammirata da tutti».
E il sindaco Di Pasquo è stato accolto in paese dal presidente dell’associazione organizzatrice, Basilio Iuliano, e dal collega sindaco di Arpaia, Pasquale Fucci. «Se chiudo gli occhi vedo ancora i guerrieri romani quasi ignudi e i loro volti impauriti passare sotto il “giogo” mentre nei nostri occhi fieri vi era il riscatto di un popolo. – le parole ricostruite del condottiero sannita – Ci dipingevano come combattenti assai valorosi, ma anche spietati, pronti ad uccidere i prigionieri con grande freddezza; eppure li lasciammo vivere in cambio di un accordo di pace vantaggioso per il nostro popolo. Proposi loro condizioni di pace con parità per vinti e vincitori: se i Romani avessero abbandonato il territorio sannita e ritirato le colonie, i nostri popoli in futuro sarebbero vissuti ciascuno secondo le proprie leggi, stringendo un patto di alleanza alla pari. I codardi, consci di non avere scampo, si ritirarono tra Calatia e Caudium con l’impegno solenne di accettare le condizioni proposte; ma i consoli Tiberio Veturio Calvino e Spurio Postumio Albino Caudino, uomini senza valore, non fecero mai ratificare dal Senato e dal Popolo Romano la pace accettata solo con l’intento di sfuggire alle nostre lance».
Dopo quella straordinaria vittoria, Roma si riorganizzò e riuscì a catturare il generale Sannita. Vinto dal console Quinto Fabio Massimo, venne deportato a Roma e giustiziato. «Per questo ho pagato con la dura prigionia e con la morte per decapitazione. Sanniti, non abbassate mai la testa; combattete per il vostro futuro senza dimenticare il glorioso passato che vi appartenne. Io ora sono tornato. Sono qui per ricordarvi che siamo tra i pochi popoli che neanche Roma potette domare. Sono Gaio Ponzio il Sannita ed il mio volto d’ora in poi campeggerà su questa parete come monito per chiunque vorrà minacciare ancora il nostro popolo».
La street art che diventa uno strumento di lotta politica, quasi il nuovo manifesto delle aree interne dell’Appennino ancora schiacciate dal potere politico e non più militare di Roma. La gigantesca figura del condottiero Sannita è visibile anche da lontano, addirittura dagli automobilisti che percorrono la statale 7 e costituirà, d’ora in avanti, il segno distintivo del Sannio Beneventano.
Francesco Bottone
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