“Alla vigilia della Pasqua, all’ospedale San Francesco Caracciolo di Agnone si è consumata una vera “Via Crucis” sanitaria. A causa di un malfunzionamento dell’impianto di osmosi, i pazienti che devono fare la dialisi sono stati quasi costretti ad essere trasportati altrove, quindi verso Isernia e Campobasso. Solo l’intervento dei tecnici è riuscito a mettere una pezza rispetto a questa gravissima situazione. Eppure, è da almeno cinque anni che denunciamo l’obsolescenza dell’impianto: in tal senso, ringrazio persone come Don Francesco Martino e l’Associazione Nazionale Emodializzati che continuano a tenere alta l’attenzione sul tema”. A denunciarlo è il consigliere regionale del M5S, Andrea Greco che sottolinea:
“Pensate: basterebbero circa 100mila euro per sostituire l’impianto di osmosi con uno di biosmosi, sia ad Agnone che presso il presidio ospedaliero di Venafro. Ogni anno l’Asrem registra però un nuovo record di esternalizzazioni sanitarie. Siamo arrivati a 60 milioni di euro spesi per servizi non sanitari come mense, pulizie, servizi territoriali. In tutto ciò, non si trovano 100mila euro per sistemare uno strumento che fa la differenza tra la vita e la morte delle persone”.

Ed ancora Greco punta il dito su altre criticità. “È un fatto assolutamente indegno che tra l’altro arriva subito dopo la rimozione del medico a bordo del 118 durante le ore notturne. Capita così che per molti giorni, durante l’arco del mese, un solo medico deve fare accettazione dei pazienti in emergenza, stare in Pronto soccorso e presidiare anche il reparto di Medicina. Infine il pentastellato rivolge un appello alle istituzioni.
“Ho segnalato questa situazione drammatica al Prefetto Giuseppe Montella e scritto anche al Ministro degli Interni e al Ministro della Salute: l’ospedale di Agnone deve avere la dignità di presidio di area disagiata. Ne approfitto per rivolgere un invito al sindaco, agli assessori regionali e a tutti quegli amministratori che ogni volta sembra si girino dall’altra parte. A chi ha dato false illusioni su questo territorio: queste persone devono dire chiaramente ai cittadini, invece di buttare fumo negli occhi, cosa vogliono realmente fare di questo presidio. Se vogliono che venga chiuso – conclude – devono avere il coraggio di dirlo, senza farlo morire lentamente come sta accadendo”.