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  • Medicina, Pronto soccorso e occupazione: l’ospedale ‘Caracciolo’ ad un passo dal baratro

    È un’immagine che fa male al cuore quella dell’ospedale ‘San Francesco Caracciolo’ di Agnone, oggi più che mai simbolo di una resistenza silenziosa e disperata. Un presidio sanitario fondamentale per un territorio già provato dall’isolamento geografico e dallo spopolamento, che rischia ora di perdere gli ultimi tasselli rimasti: il Pronto soccorso e il reparto di Medicina. Durante l’ultima seduta del Consiglio regionale, il presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, ha messo in discussione la tenuta del Pronto soccorso (“costa troppo e fa pochi accessi”, ndr), parlando apertamente della possibilità di una riconversione in Punto di primo intervento h12.

    Una dichiarazione che ha gelato la comunità altomolisana, già alle prese con servizi sanitari ridotti all’osso. Un declassamento del genere significherebbe, in concreto, lasciare senza assistenza h24 un’intera area di confine con l’Abruzzo, che dista oltre 30 minuti d’ambulanza dall’ospedale ‘Veneziale’ di Isernia. Ma quei trenta minuti, nei lunghi mesi invernali, possono diventare anche il doppio: strade di montagna, ghiaccio, neve e condizioni meteo spesso proibitive trasformano ogni emergenza in una corsa contro il tempo, troppo spesso persa in partenza. Un rischio inaccettabile per una popolazione che ha diritto alla stessa sicurezza sanitaria di chi vive nei centri urbani e sulla costa. Non solo.

    La già grave carenza di servizi è aggravata dalla de-medicalizzazione dell’ambulanza del 118 nelle ore notturne, che lascia scoperto un territorio ad alto tasso di popolazione anziana: l’indice di invecchiamento in Alto Molise è il più alto della regione, pari al 372%. Un dato che racconta di un territorio fragile, abitato da anziani soli, da famiglie sempre più scoraggiate, e da comunità che vedono nei tagli alla sanità un segnale chiaro: qui, la vita vale meno.

    La seconda emergenza, altrettanto preoccupante, riguarda l’unico reparto ancora attivo: Medicina. Due medici stanno per abbandonare il reparto, hanno chiesto il trasferimento altrove, compromettendo le turnazioni e minando la sopravvivenza stessa dell’unità. L’Asrem ha bandito un concorso per tre nuovi medici, ma secondo quanto emerso nell’ultimo Consiglio comunale, i candidati non intenderebbero prendere servizio ad Agnone. Il contratto dei medici pensionati, che negli ultimi mesi hanno garantito una tenuta del reparto, scadrà l’8 agosto e non è chiaro se verrà rinnovato.

    Anche il primario facente funzione ha il contratto in scadenza. Se non si interverrà in tempi brevissimi, il destino appare segnato. A cercare di scongiurare il tracollo, martedì prossimo il responsabile della Dialisi, dottor Ettore Mastrangelo, insieme al vice sindaco Giovanni Amedeo Di Nucci, incontrerà i vertici Asrem a Campobasso. L’obiettivo è chiaro: capire se ci sia ancora margine per salvare il Caracciolo. Ma senza medici, senza investimenti e senza una visione politica seria e lungimirante, sembra un’impresa disperata. Dietro questo scenario si intravede un disegno più ampio, e inquietante.

    Una lenta ma costante rimozione del presidio, iniziata tempo fa, forse con la precisa volontà di cancellare una struttura storica costruita negli anni Cinquanta con il contributo degli agnonesi e dei compaesani emigrati in tutto il mondo. Un ospedale nato per essere baluardo di civiltà e uguaglianza in un’area interna oggi dimenticata. Nel frattempo, si parla sempre più insistentemente della riconversione in Ospedale di Comunità, ipotesi che sulla carta promette continuità assistenziale ma nei fatti non risponde ai bisogni reali di un territorio dove ogni minuto può fare la differenza tra la vita e la morte. È successo troppe volte che proprio quel Pronto soccorso, oggi messo in discussione, abbia fatto la differenza.

    Intanto i numeri raccontano una lenta agonia: dai 300 dipendenti di qualche decennio fa, oggi ne restano poco più di 110. Ogni taglio non è solo una perdita occupazionale, ma un passo verso lo svuotamento definitivo dell’Alto Molise. Una desertificazione umana e sociale, aggravata dalla politica dei tagli lineari ai servizi essenziali. Il Caracciolo è più di un ospedale: è un presidio di dignità e di speranza per chi ha scelto di restare in un territorio difficile, spesso dimenticato dalle istituzioni. Perdere questo presidio significherebbe arrendersi alla logica dell’abbandono. E non solo per Agnone: significherebbe ammettere che vivere in un’area interna oggi è una colpa, non un diritto.

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