Quando un paziente arriva a rivolgersi al Prefetto per un problema inerente la sanità pubblica vuol dire che il diritto alla salute e alle cure mediche sono solo una mera enunciazione di principio. Succede, neanche a dirlo, in Alto Molise, dove la politica regionale continua a spacciare per ospedale di area disagiata un “casermone” ormai completamente svuotato di servizi, poco più che uno stipendificio per il personale rimasto. In una lettera inviata alla Pec della Prefettura, una donna originaria di Agnone segnala alla rappresentante del Governo sul territorio le «criticità del trasporto dializzati dell’ospedale di Agnone».
«Con la presente sono a segnalare un disservizio della sanità regionale che si sta protraendo da due anni circa a danno della madre della scrivente. – inizia la lettera di proteste indirizzata alla prefettessa Faramondi – La paziente, affetta da malattia renale cronica, è in cura presso il punto dialisi del “Caracciolo”. Il servizio trasporto dializzati, garantito dal nosocomio di Agnone fino al 2019, è stato soppresso in concomitanza con l’inizio della pandemia, che ha complicato ulteriormente la situazione. Da allora la donna, 85enne, invalida al cento per cento, scampata a due emorragie cerebrali, con deficit motorio totale, raggiunge tra mille difficoltà l’ospedale, grazie alla collaborazione e al volontariato del personale della casa di riposo San Bernardino di Agnone dove la stessa è domiciliata».
Le condizioni dell’anziana sono ulteriormente peggiorate nelle ultime settimane, fatto che, scrive la figlia nella lettera indirizzata al Prefetto di Isernia, «rende sempre più complesso il passaggio dalla carrozzina all’autovettura», cioè il mezzo che consente alla donna di raggiungere il “Caracciolo” per la seduta di Dialisi. Per aiutarla a salire in auto servono più persone, per ciascuno dei tre giorni settimanali di trattamento dialitico. La responsabile della casa di riposo si è rivolta all’Asrem e alla Protezione civile di Agnone per «chiedere la disponibilità di un automezzo dotato di pedana per il trasporto di disabili», continua la figlia della paziente, «ma in entrambi i casi i riscontri sono stati negativi per difetto di competenza».
Ovviamente la famiglia dell’anziana ha contattato «l’unico servizio privato di noleggio ambulanza con conducente, ma trattandosi di un unico utente, il titolare del servizio non si è detto disponibile, se non a prezzi esorbitanti di ottocento euro al mese». «Da cittadina italiana mi sento delusa e sfiduciata dall’atteggiamento delle istituzioni che dovrebbero garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute e all’assistenza, riconosciuti dal Servizio sanitario nazionale. – continua la figlia dell’anziana paziente nella sua lettera di denuncia e proteste – Purtroppo non tutti i contribuenti, nel nostro Paese, hanno le medesime opportunità di accesso alle cure e alle strutture sanitarie attrezzate».
Un’accusa, quella di abbandono da parte delle istituzioni, che non è certo la prima, né sarà l’ultima, e che siamo certi non sortirà nessun effetto. La Prefettura prenderà atto, magari esprimerà solidarietà e solleciterà chi di competenza, cioè appunto l’Asrem. L’azienda sanitaria continuerà a fare quello sta facendo ormai da decenni in Alto Molise: tagliare servizi ritenuti inutili e costosi perché dedicati a pochissimi pazienti. Antieconomici, ma un servizio pubblico è per definizione antieconomico, tanto è vero che lo paga lo Stato attraverso la tassazione dei cittadini. Altrove si chiama welfare che funziona, ma l’Alto Molise è un “caso” a parte, evidentemente.
«Con tanti fondi in dotazione al Pnrr, – continua la donna – che contiene tra le misure programmate la Missione 6 Salute, non si riesce a dotare l’ospedale di un paesino di montagna di un’ambulanza per il trasporto dei dializzati che arrivano ad Agnone anche dai centri limitrofi del Chietino. Questi pazienti, nella stagione invernale, a causa della neve e dalle strade chiuse per le frane causate dal dissesto idrogeologico, affrontano i viaggi in condizioni davvero proibitive e con tempi lunghissimi. Sono a pregarla di intervenire, – continua la donna facendo appello direttamente al prefetto Faramondi – per tutelare i diritti costituzionalmente garantiti di mia madre e per dare voce a tutte le persone anziane, soggetti fragili, che hanno la sfortuna di vivere in un paese svantaggiato dell’entroterra, dove l’unico ospedale, punto di riferimento per tutto l’Alto Molise, è stato progressivamente smantellato».