Frode in commercio realizzata spacciando un prodotto per un altro, l’olio di oliva comunitario, proveniente quindi dall’estero, per extravergine made in Italy. Una pratica diffusa ad ogni latitudine e che riguarda non solo l’olio, ma anche altri prodotti, come ad esempio il miele. Aziende agricole con pochi terreni a uliveto o con poche arnie che riescono a mettere sul mercato tonnellate di olio o di miele. Una truffa che danneggia anche i produttori onesti. Per fortuna arriva la Finanza a mettere ordine. La notizia arriva dal Nord Italia, ma quella scoperta dalla Finanza è una pratica piuttosto diffusa in ogni luogo d’Italia.
Il Comando Provinciale di Savona, nell’ambito dei propri compiti istituzionali, tesi, tra gli altri, alla tutela del Made in Italy e al contrasto dei fenomeni fraudolenti che colpiscono la filiera agroalimentare, soprattutto nei casi di falsa indicazione geografica o ingannevole denominazione dei prodotti di origine, ha sviluppato un’articolata indagine di polizia economico-finanziaria nei confronti di un’azienda agrituristica, gestita da due coniugi, che andranno a processo per aver posto in vendita quantitativi di olio extravergine di oliva in misura superiore alla limitata capacità dei terreni coltivabili nella loro disponibilità.
Le indagini, svolte dalla Compagnia di Albenga, sotto l’egida della Procura della Repubblica di Savona, sono state condotte, nelle fasi iniziali, con la partecipazione degli ispettori dell’I.C.Q.R.F. di Genova, alla luce del recente protocollo d’intesa stipulato con le Fiamme Gialle a livello centrale, nell’ambito della più ampia strategia nazionale adottata dal legislatore, volta a salvaguardare i prodotti enogastronomici e le eccellenze agroalimentari italiane.
In particolare, le attività di polizia giudiziaria hanno permesso di appurare come, nello specifico, l’impresa avesse acquistato ingenti partite di olio di oliva comunitario, quantificate in circa 18.000 litri; il prodotto acquistato, veniva venduto imbottigliato ed etichettato con simboli e riferimenti al Made in Italy, nonché all’indicazione geografica protetta (I.G.P.) riferibile all’olio taggiasco.
All’esito dell’azione operativa, la coppia è stata segnalata all’Autorità Giudiziaria che, condividendo il quadro investigativo fornito dalla Fiamme Gialle, ha rinviato a giudizio i presunti responsabili della frode che dovranno essere giudicati avanti al Tribunale di Savona per la violazione delle fattispecie di cui all’art. 515 (frode nell’esercizio del commercio).
In seguito, inoltre, al fine di garantire la necessaria trasversalità all’azione del Corpo, è stata avviata, sul piano tributario, una verifica fiscale nei confronti dell’agriturismo che ha permesso di appurare come la ditta avesse ceduto “in nero” olio d’oliva per circa 230.000 euro, che sono stati, quindi, recuperati a tassazione. È stata, altresì, contestata un’imposta regionale sulle attività produttive evasa per oltre 500.000 euro, nonché la presenza di un lavoratore irregolare.
Si dà atto che i provvedimenti finora adottati non implicano la responsabilità degli indagati, non essendo stata assunta alcuna decisione di merito definitiva sulla responsabilità delle persone sottoposte ad indagini.
L’intervento svolto dalle Fiamme Gialle di Savona si inquadra nell’ambito dei compiti attribuiti al Corpo della Guardia di Finanza, in via esclusiva o preminente, dall’art. 2 del Decreto Legislativo 19 marzo 2001, n. 68, ed è rivolto, in particolare, al contrasto delle illegali filiere agroalimentari e del falso Made in Italy, che costituiscono un serio ostacolo allo sviluppo dell’economia nazionale e una minaccia per la libera concorrenza e i consumatori.