Per rilanciare l’ospedale Caracciolo di Agnone serve una gestione pubblico-privata. Ne è convinto Pasquale Pannunzio, oculista dall’esperienza trentennale con vent’anni anni in servizio presso il Pronto soccorso. Un tema, quello del pubblico-privato, già affrontato con convegni e incontri. Anni fa a proporlo 5 consiglieri comunali (Amedeo Chiantese, Giovanni Labbate, Nino Casciano, Roberto Amicone, Armando Li Quadri), che fuoriusciti dalla giunta De Vita, spinsero affinché il progetto prendesse piede. A supportarlo anche Giampaolo Presutti, dirigente amministrativo dell’Asrem. Tuttavia quella iniziativa naufragò anche per il diniego della politica regionale che all’epoca vedeva Michele Iorio presidente. Oggi a rilanciarla è il dottor Pannunzio che in una nota scrive.
«La sanità sta cambiando rapidamente», dichiara Pannunzio con la passione di chi conosce profondamente il settore, «e dobbiamo essere pronti ad anticipare questi cambiamenti, non subirli». La sua visione è chiara: trasformare l’ospedale di Agnone in una struttura ibrida che coniughi efficienza pubblica e dinamicità privata.
Il punto di partenza del progetto sono le tre sale operatorie già ristrutturate e perfettamente a norma, attualmente sottoutilizzate. «Queste sale rappresentano un’opportunità straordinaria», spiega il medico, «che potremmo immediatamente attivare per interventi di Day Surgery».
La proposta si basa su un meccanismo economico già rodato: il sistema dei DRG (Diagnosis Related Groups), attraverso cui la Regione Molise rimborsa le prestazioni mediche con una tariffa standard, indipendentemente dalla struttura che le eroga.
«Attualmente, – sottolinea Pannunzio – molti pazienti molisani si sottopongono a interventi chirurgici in cliniche private fuori regione, con un significativo esborso economico per la Regione. Perché non invertire questa tendenza?».
Il progetto prevede la creazione di una struttura che potrebbe essere gestita come una ONLUS, una cooperativa o una fondazione no-profit. L’obiettivo è duplice: offrire servizi sanitari di qualità e creare nuove opportunità occupazionali per il territorio.
Il ventaglio di servizi ipotizzati è ampio: dalla pediatria alla cardiologia, dalla dermatologia ad altre specialità mediche. «Non stiamo parlando di smantellare il pubblico, – chiarisce Pannunzio, – ma di integrarlo con un modello più flessibile e dinamico».
«La sanità del futuro, – dichiara con convinzione – avrà sempre più un’impronta privata. Molti cittadini sono ormai disposti a pagare per ottenere cure di qualità in tempi rapidi». Un modello che guarda oltre l’emergenza contingente, proiettando l’ospedale di Agnone verso un futuro di eccellenza.
L’aspetto più rivoluzionario della proposta è forse la reinvestimento degli eventuali utili. «Creare una struttura dove i profitti vengono continuamente reimmessi nel sistema significa generare vantaggi concreti per tutti», spiega il medico.
«Questo non vuole essere un attacco al sistema attuale, – precisa Pannunzio – ma un contributo costruttivo basato su trent’anni di esperienza diretta. Ho vissuto l’evoluzione della sanità dall’interno, e so che dobbiamo essere capaci di innovare».
La proposta di Pannunzio rappresenta molto più di un semplice progetto di riorganizzazione ospedaliera. È una visione strategica che guarda alla sostenibilità futura dei servizi sanitari, con al centro le esigenze dei cittadini e la qualità dell’assistenza.
Un modello che, se attuato, potrebbe non solo rilanciare l’ospedale di Agnone, ma diventare un esempio per altre realtà territoriali alle prese con le sfide dell’assistenza sanitaria moderna.