Riceviamo e pubblichiamo una lettera di Enzo Delli Quadri, presidente del circolo ‘Padre Pio’ di Agnone.
In Agnone continuano a circolare voci su “cene e cenette” svolte, senza riguardo e senza contegno, da noi cittadini. In questa valutazione viene associato anche un evento culturale avvenuto il 18 febbraio scorso presso il Circolo di Conversazione San Pio di Agnone. Non ci sto. Come Presidente di detto Circolo, NON CI STO. Queste sono solo parafelle che sono accettabili quando si sentono nelle cantine, nei discorsi di vicinato o mercatini rionali. In questo caso sono i classici pettegolezzi inevitabili e quindi accettabili in un piccolo paese. Non do colpa a nessuno di questo, ma chiedo che non si faccia di tutta un’erba un fascio e che questa valutazione, facilona e cialtrona, poi, non sia avanzata da parte di persone che sono preposte alla sicurezza di tutta la popolazione. Costoro non possono cavarsela con il ricorso al “buon senso” perché, stando solo al buon senso, non dovrebbero lavorare i bar, i ristoranti, alcuni negozi e non dovrebbe essere consentito ai ragazzi di giocare in aree pubbliche, con assembramenti facilmente riscontrabili, ripeto, stando solo al buon senso.Ma veniamo al “presunto fattaccio del Circolo”, come oggi viene dipinto, fino ad arrivare all’ingiurie, definendo una “accozzaglia, una riunione a sfondo culturale tenuta, del tutto occasionalmente, il 18 febbraio da soli soci ultrasettantenni, cittadini onorati di Agnone in un numero tale (21 su 50) da rispettare permessi e divieti, protocollo sanitario alla mano. Ricordo a chi non lo sappia che, il 18 febbraio, il Molise era in zona gialla, i ristoranti erano aperti come pure i bar, fino alle 18. Fu per questo che, come Presidente, autorizzai la presentazione, a mezzogiorno, del libro RU FRA CHÉSSE È del nostro socio Domenico Di Nucci. E così è stato, del tutto occasionalmente, né più né meno come in tante iniziative culturali avvenute in Italia. Se fosse entrato un agente di polizia o un carabiniere avrebbe solo potuto verificare la registrazione dei presenti, i dispenser, il distanziamento sociale, la compostezza dei convenuti e, sono certo, si sarebbe seduto con noi. Qualcuno dice: “Potevate rinviare?” “Certo” con il senno di poi e alla luce di quel che è seguito, avremmo potuto rinviare. Certo, ma il 18, almeno ai nostri occhi e alle nostre orecchie e alle nostre limitate conoscenze della situazione in paese (perché chiusi per lo più in casa da un anno), non c’erano sentori che facessero minimamente prevedere quanto successo. Solo a livello nazionale sapevano come stavano le cose, tant’è che il giorno successivo, il 19 febbraio, il Molise è passato a zona arancione per poi passare, poco dopo, a zona rossa; come dire che tanti focolai erano ben presenti in paese e altrove in Molise già prima del 19 febbraio. Noi del Circolo San Pio siamo stati, quindi, vittime e non untori della situazione che si era venuta creando. Pertanto, non comprendo questa acrimonia e questo modo facilone di coloro che, magari fregandosene delle regole, si accaniscono a colpevolizzare sempre gli altri. Trascurano sempre tanti altri elementi che pur sono presenti nella scena sociale ed è più facile dare la colpa indistintamente ai cittadini o alla singola persona, con frasi che diventano ingiuriose. Si dà la colpa alla gente, al vicino di casa, di sedia, di scrivania, di tavolo o quello che al tavolo del bar aspetta che si raffreddi il cappuccino; a quello che corre, cammina, porta a spasso il cane. Si dà colpa, insomma, al prossimo e l’unica difesa contro il Covid sta diventando questa strana e diseducativa moda di puntare il dito contro gli altri e anche contro i soci di un circolo culturale, sempre rispettosi, sempre onorati e rispettati, almeno finora.
Enzo C. Delli Quadri, presidente del Circolo ‘San Pio’ di Agnone