«Da non credere: il vice ministro Pierpaolo Sileri mi ha fatto telefonare dalla segreteria del Ministero per chiedere informazioni in merito al mio messaggio dei giorni scorsi. Non fa niente se in ritardo, ma mi ha fatto molto piacere. Infatti ricordavo che era un medico molto attento ai bisogni dei malati in quanto persone. Un grande uomo prima che medico e ministro».
La signora Liliana Porfilio commenta così, quasi incredula, la telefonata ricevuta nel pomeriggio di oggi dalla segreteria del Ministero della Salute. La donna in questione è l’agnonese rimasta prigioniera in casa propria, per tre settimane, in attesa di un tampone. Suo marito era risultato positivo e venne messo subito in quarantena insieme alla famiglia. Tre settimane dopo l’Asrem non si era ancora degnata di far ripetere il tampone al paziente positivo né ai suoi congiunti. Una prigionia in casa propria che ha esasperato la famiglia agnonese spingendo la donna a denunciare l’accaduto sulla stampa e sottoponendo il caso all’attenzione del viceministro Sileri.
La signora Liliana aveva avuto modo di conoscere Sileri negli anni scorsi, quando il medico chirurgo operò un suo parente. Da allora la donna di Agnone ha conservato il numero di telefono del noto chirurgo nel frattempo divenuto vice ministro della Salute. E vista la disavventura di cui è stata vittima insieme al marito e alla figlia, Liliana ha pensato di far presente il caso al suo ex medico, ora viceministro della Repubblica. Nel frattempo la situazione si è risolta: la prigionia in attesa del tampone è finita, ma solo grazie all’intervento deciso del sindaco Daniele Saia. E oggi, un po’ in ritardo, è arrivata anche la telefonata, graditissima, della segreteria del viceministro Sileri.
Francesco Bottone