Con la mancata qualificazione ai Mondiali di Russia 2018, il calcio italiano ha probabilmente toccato il punto più basso della propria storia secolare. Come spesso avviene, però, quel clamoroso tonfo è servito per far capire a tutti che il sistema calcio aveva un disperato bisogno di aria fresca, partendo dai vertici federali sino ad arrivare all’organizzazione dei settori giovanili. Con l’addio di Tavecchio e l’arrivo di un uomo di calcio come Gravina, la musica sembra essere finalmente cambiata e i successi della Nazionale di Roberto Mancini testimoniano che siamo ancora capaci di fare calcio ad alti livelli e che servono solo fiducia e organizzazione.
Il divario tra le italiane è i top club europei è ancora ampio
Nove anni di dominio Juventus hanno fatto sì che le altre squadre investissero per assottigliare il divario tecnico che le separava dai bianconeri e ciò ha determinato un sensibilmente innalzamento del livello qualitativo medio del nostro campionato, soprattutto nelle zone di vertice. Il ritorno delle cosiddette “sette sorelle” non può fare altro che bene a tutto il nostro movimento, che però in Europa dimostra di essere ancora poco competitivo. Squadre come Bayern Monaco, Manchester City e Liverpool, anche grazie a sponsorizzazioni faraoniche come quella di Emirates, sono ancora di un altro pianeta e a nulla sono valsi gli investimenti profusi per cercare di limare il gap dai top club europei. L’esempio più esemplificativo in tal senso è sicuramente rappresentato dalla Juventus, che dopo aver speso 100 milioni per il cartellino di Cristiano Ronaldo e aver pagato al portoghese circa 30 milioni di euro netti annui di ingaggio non è mai riuscita ad andare oltre i quarti di finale di Champions. Negli ultimi due anni la Vecchia Signora è stata addirittura eliminata agli ottavi di finale, nel 2020 dal Lione e quest’anno dal Porto, dimostrando che un singolo giocatore non basta a creare un progetto che possa essere vincente a livello europeo. La programmazione parte infatti dai settori giovanili che devono essere in grado di sfornare talenti capaci di giocare sin da subito in prima squadra e l’unica società che pare aver messo in pratica tale principio è l’Atalanta che è riuscita a salire di livello proprio grazie ai calciatori prodotti dal proprio vivaio. L’Inter che al 16 di marzo, secondo le scommesse calcio di Betway, a quota 1,20 è la favorita indiscussa per la vittoria dello scudetto, è stata eliminata addirittura ai gironi di Champions, confermando che tra il nostro calcio e quello che si gioca in Europa c’è ancora un abisso in termini qualitativi e di intensità.
La Nazionale di Roberto Mancini fa ben sperare in vista del futuro
Chi ha invece reso al di sopra delle più rosee aspettative è stata la Nazionale di Roberto Mancini, cui era stato affidato il difficile compito di ricostruire sulle macerie lasciate da Gian Piero Ventura. Quest’ultimo è stato individuato come capro espiatorio e ha probabilmente pagato anche colpe non sue nonostante in tanti palesarono il proprio scetticismo già quando venne scelto come commissario tecnico. Con la tranquillità e la classe che l’ha sempre contraddistinto Mancini ha avuto il coraggio di ripartire dai giovani, lasciando a casa parte del gruppo storico che era ormai arrivato a fine corsa. I tanti giovani convocati e lanciati in prima squadra hanno subito ripagato la fiducia del tecnico di Jesi, rendendosi protagonisti di prestazioni sensazionali. Se i vari Barella, Bastoni, Locatelli e Zaniolo sono ormai tra i migliori giocatori del nostro campionato il merito è anche di Roberto Mancini che ha creduto in loro anche quando trovavano poco spazio nei rispettivi club. Ora la Nazionale è una squadra completamente diversa rispetto a quella che soli due anni fa usciva sconfitta dal doppio incontro con la Svezia. Ora l’Italia ha vinto a mani basse il proprio girone di qualificazione agli Europei del 2021, è tornata tra le prime 10 del Ranking Fifa e ha raggiunto le Final Four di Nations League dove dovrà vedersela con corazzate come Belgio, Spagna e Francia.
Dopo anni difficili, il nostro calcio sta lentamente e faticosamente tornando ai livelli che più gli competono. Le nostre squadre dovranno lavorare ancora tanto per giungere al livello dei top club europei ma la strada intrapresa è finalmente quella giusta.